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Il latte di Roma, orgogliosamente local

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Siamo entrati nella Fattoria Latte Sano, società che rappresenta una quota del 30% del mercato nel Lazio. Il colloquio con il presidente Marco Lorenzoni

Diffusissima sul territorio, con oltre 9mila clienti in tutto il Lazio, la società Ariete Fattoria Latte Sano S.p.A è una realtà imprenditoriale storica del territorio che rappresenta una quota di mercato pari allo 5,8% in Italia e 30% nella Regione.

Che tipo di azienda è la Fattoria Latte Sano?

È un’industria del settore agroalimentare che nasce come derivazione degli omonimi allevamenti fondati nel 1949. Quando poi, negli anni Sessanta, il monopolio della Centrale del Latte di Roma sulla produzione di latte fresco è decaduto, è sorta anche la prima parte della nostra industria di trasformazione chiamata Ariete Fattoria Latte Sano. Il termine glielo diedero perché per riuscire a sfondare in un mercato locale contro un colosso del genere ci voleva solo la caparbietà dell’ariete. Un ariete che, testata dopo testata, è riuscito ad affermarsi e che dopo 75 anni è ancora qui.

Come è cambiato il mercato in questi anni?

Non c’è più nulla di quello che era il mercato di un tempo. Sono scomparse le latterie e le realtà locali legate al quartiere e questo ha cambiato chiaramente le regole del gioco. Anche il cliente oggi è più consapevole di quello che vuole, più esigente e più attento alle mode del momento.

Quanti tipi di prodotti fate?

Tutte le tipologie di latte e i suoi derivati. Le nostre caratteristiche principali sono due da sempre: l’essere un’azienda che è voluta rimanere locale sia per l’acquisizione del prodotto sia per il proprio mercato di riferimento e il fatto che ci siamo specializzati nella trasformazione di latte fresco. Siamo la prima azienda in Italia per volumi di latte esitati da un unico stabilimento.

Qual è la situazione della filiera del latte nel Lazio?

Difficilissima, perché le aziende laziali sono in sofferenza da sempre per via dei costi elevati e dei ricavi a volte magri, ma soprattutto incerti. Il latte locale in questo periodo ha visto nelle industrie di trasformazione come la nostra un asse che lo ha valorizzato perché di materia prima se ne è prodotta pochissima. L’anno scorso la siccità e l’inizio della guerra in Ucraina hanno portato alle stelle il costo delle materie prime per gli animali, e l’industria è dovuta intervenire per dare più soldi ai produttori altrimenti avrebbero chiuso. Alla fine del 2021 il latte alla stalla si pagava 39 centesimi ora è salito a 60 centesimi.

Come avete affrontato questi eventi?

Quello che abbiamo fatto quest’anno è stato sacrificare in maniera mostruosa il bilancio aziendale, andare in perdita pur di trovare un accordo con la grande distribuzione ed evitare di passare tutti gli aumenti che abbiamo riscontrato sul consumatore. Solo una piccola parte dei costi siamo stati costretti a rigirarli, ma la maggior parte li abbiamo assorbiti noi.

Qual è il vostro rapporto con il territorio laziale?

Le rispondo con una battuta, però emblematica. Sulle confezioni Latte Sano si trova: 100% latte di Roma. Questa è la prima individuazione, che per me è importante. Noi abbiamo il latte romano e possiamo evidenziarlo come un nostro aspetto di vanto e peculiarità.

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