È in Brianza e offre alle persone con demenza la possibilità di vivere una vita piena, anche se protetta. Ecco come sta andando. Dal numero di marzo 2023 di Fortune Italia.
Dove fino a pochi anni fa c’era solo un prato, sorge un piccolo borgo, con una piazza, un caffè, spazi verdi, negozi, un teatro e un cinema. Chi ci abita può dedicarsi a molte attività, dai corsi di lingue al giardinaggio, dalla cucina alla manicure, fino alla cura di piccoli animali.
Sembra uno dei tanti piccoli borghi italiani, ma ‘Il Paese Ritrovato’ – vicino Monza – è un luogo speciale: qui le persone con demenza vivono in appartamenti protetti, ma possono fare una vita normale, compatibilmente con la malattia. Sentirsi a casa, insomma, ricevendo le attenzioni di cui hanno bisogno.
La Cooperativa sociale La Meridiana ha acquistato il terreno e in 15 mesi ha costruito il borgo. “Abbiamo inaugurato il Paese Ritrovato a febbraio del 2018 – ricorda Marco Fumagalli, coordinatore dei Servizi educativi di ‘La Meridiana’ – Il villaggio può ospitare 64 residenti: in 5 anni ne abbiamo avuti circa 140. L’idea era quella di permettere alle persone con demenza o Alzheimer di vivere una vita protetta, con amplissimi spazi di libertà”. Dell’esperienza si è parlato in un recente incontro organizzato con Fondazione Roche. “In tema di presa in cura delle fragilità – ha commentato Mariapia Garavaglia, presidente Fondazione Roche – le missioni 5 e 6 del Pnrr avevano creato aspettative, che ora mi permetto di definire illusioni: i finanziamenti sono destinati principalmente alle strutture e non all’organizzazione di servizi innovativi”.
Ma che caratteristiche devono avere gli ospiti del Paese Ritrovato? “Una diagnosi di demenza e una sufficiente autonomia motoria: il paese è predisposto per questo, nel momento in cui si passa a uno stadio di malattia più complesso, si prevede una dimissione controllata”. Negli anni gli operatori hanno toccato con mano come, lasciando alle persone la possibilità di costruire un proprio ritmo di vita, queste possano ancora esprimere un potenziale. “Abbiamo visto che possono apprendere cose nuove – racconta Fumagalli – C’è una compagnia teatrale, il gruppo di poesia e il parrucchiere, molto frequentato”.
Nel borgo le ‘stranezze’ sono accolte, accettate. E questo non fa bene solo ai pazienti. “Anche i familiari hanno abbassato moltissimo il proprio livello di stress”. Per realizzare questa realtà, unica in Italia, l’investimento iniziale è stato di circa 10 mln di euro, dei quali 7 sono stati coperti da donazioni e privati. I residenti pagano una retta da 93 euro al giorno e la struttura è convenzionata con il Servizio sanitario regionale. Ma il sogno sarebbe esportare il modello. “Parliamo con molte persone, incontrando un po’ di resistenze: è quasi più conveniente costruire una Rsa”.