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Vertical farming, la tecnologia sostenibile delle coltivazioni indoor cambierà il volto delle città

Vertical Farming
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Parla Daniele Benatoff, cofondatore di Planet Farms, azienda italiana del vertical farming: “Ecco come cambierà le città”, sul numero di marzo 2023 di Fortune Italia.

Oggi con il vertical farming puoi fare una buona insalata, ma non cambi il mondo. Ma tra qualche anno, quando verrà raggiunta la sostenibilità energetica e rappresenterà una soluzione anche per raccolti come il caffè, la tecnologia delle coltivazioni indoor cambierà il volto delle città, secondo Daniele Benatoff, co-Ceo del Gruppo Planet Farms. L’azienda italiana ha un sito produttivo a Cavenago, alle porte di Milano, dove produce insalate e foglie di basilico, oltre a un laboratorio di ricerca a Cinisello Balsamo e a un’altra vertical farm a Brusaporto.

Ma ha anche dalla sua l’interesse degli investitori. Un nuovo stabilimento è attualmente in costruzione a Cirimido, in provincia di Como, grazie a un finanziamento di 17,5 mln ottenuto da Unicredit, con garanzia Sace. Finora, l’azienda ha raccolto investimenti complessivamente per 40 mln euro. Un altro round di investimenti non sarebbe inaspettato, vista la scala a cui ambisce Planet Farms. L’azienda ha dichiarato di voler puntare al 100% di rinnovabili nel 2025, ad esempio.

L’aspetto energetico è quello da affrontare per rendere la tecnologia davvero sostenibile, ma non è l’unico problema: anche la varietà di coltivazioni, per ora limitata, è un freno. Presto potrebbe non essere più così. Il modello tecnologico che oggi viene applicato alla piccola frutta e verdura diventerà una soluzione anche per cotone, cacao e caffè. “Alcuni di questi li abbiamo già prodotti”, rivela Benatoff, “e ci sono enormi vantaggi a farli come li facciamo noi: tra un anno e mezzo si comincerà ad attaccare queste enormi nicchie di mercato”.

Secondo Benatoff la soluzione verticale permetterà di alleviare i rischi da crisi climatica e globalizzazione: basta un evento per fermare tutta la catena. “Una tecnologia come la nostra può dare una risposta tangibile ai grossi Gruppi in giro per il mondo”.

Benatoff non ha infatti dubbi sul fatto che sarà il mondo privato a guidare la trasformazione verticale. Anche nel caso del cambiamento che potrebbe arrivare nelle nostre città: si punta a una tecnologia più piccola, economica (i prodotti da vertical farming sono, per ora, di fascia premium) e flessibile.  Un’ottimizzazione che punta comunque ai grandi progetti: i piccoli apparati di vertical farming da casa non sono una soluzione concreta al consumo di suolo, ma lasciano pensare ad un panorama diverso. “Immaginiamo un futuro con vertical farm integrate nei grattacieli, che assorbono CO2 dagli appartamenti e con il calore che generano riscaldano l’acqua e abbassano il consumo energetico, fornendo al contempo prodotti freschi a tutti”. Un unico grande stabilimento o tanti impianti in ogni palazzo? “Molto probabilmente la maggior parte dei modelli saranno degli ibridi: alcuni prodotti (quelli freschi) si presteranno a essere prodotti in città, altri (i grandi raccolti) con gli hub”.

Che cosa è il vertical farming

Processi automatizzati, un ambiente controllato e isolato dall’esterno, niente fitofarmaci e pesticidi, consumi idrici ridotti rispetto all’agricoltura tradizionale. L’obiettivo del vertical farming è coltivare limitando il consumo di acqua e di suolo. Il problema da risolvere (oltre alla varietà di ortaggi coltivabili, abbastanza limitata) è naturalmente quello dell’energia: la luce, in una vertical farm, è fondamentale. Le prospettive, intanto, sono rosee: il mercato crescerà in maniera molto rapida nei prossimi anni. La maggior parte dei report individuano un valore mondiale che nel 2030 oscilla tra i 20 e i 25 mld di dollari (dai 4-5 attuali), con una crescita media annua superiore al 20%.

 

 

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