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Smart cities, una rivoluzione più vicina

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Velasco25 Articolo

L’aura di intangibile futuribilità di quelle innovazioni che ancora ci toccano poco forse si è persa. Ma siamo ben lontani dal poter ritenere quella delle ‘smart cities’ una rivoluzione già in corso. Eppure, ha ricordato Giovanni De Gennaro, Presidente del Centro Studi Americani che nella sua sede romana ha dedicato una tavola rotonda al tema, proprio in Italia il 67% delle persone già abita in città, un punto percentuale in meno rispetto alle previsioni per il resto del globo al 2050.

La sensazione è che quella rivoluzione finora fatta di immagini abbastanza vaghe e confuse (avete mai provato a cercare smart cities su Google immagini?) ora possa entrare nella fase della sua concretizzazione, anche in Italia. Perché ci sono i soldi per attuarla, dicono i partecipanti all’evento ‘Smart Cities: un nuovo paradigma di sviluppo urbano’ del Centro studi americani. E perché ci sono le iniziative e le capacità per iniziare a gestirla.

D’altronde, non parliamo di un’innovazione rinviabile: “Oggi il 70% degli emissioni globali arrivano dalle città. Le città consumano il 75% di risorse naturali, e producono il 75% dei rifiuti a livello globale”, dice Luigi Pagnozzi di Enel X. Per realizzare le smart cities “non si può più aspettare”.

Molti sembrano averlo compreso. L’indagine del 2021 dell’Osservatorio Smart City del Polimi mostra che il 28% dei comuni ha avviato almeno un progetto Smart City nel triennio 2019-2021: il 50%, nel caso dei comuni con più di 15.000 abitanti. Cresce anche il livello di maturità: il 50% dei progetti rilevati è in fase esecutiva, nonostante lo scoglio principale rimanga la fase di sperimentazione, dopo la quale molti si arenano.

Le piattaforme di Tim e Enel X

Qualche primo segnale di concretezza in Italia? Partiamo dal controllo in tempo reale delle città. La piattaforma di Tim Urban Genius è un primo caso.

A preparare una soluzione per monitorare le nostre città ci ha infatti pensato Tim, la “più grande piattaforma ict del Paese”, ha ricordato Elio Schiavo, Chief Enterprise & Innovative Solutions Officer dell’azienda. “Se voi chiedete a un sindaco qualsiasi in Italia, solo uno di loro sa come funziona la sua città in tempo reale: il sindaco di Venezia”. Grazie a “una piattaforma di AI che dà un cruscotto unico che gli consente di accedere a info e prendere decisioni”.

L’ha illustrata il Ceo di Mindcity (Olivetti – TIM Enterprise), Francesco Meneghetti, che insieme a Tim l’ha sviluppata. Una smart city concreta è fatta di dati, tanti. Attraverso quelli, rielaborati, la piattaforma di Tim racconta al sindaco quante persone sono presenti in una determinata piazza, riuscendo a fare un’analisi utile per la sicurezza della città o per la gestione dei flussi turistici , con l’analisi delle provenienze e delle destinazioni.

Ma si può anche analizzare il traffico, monitorare i mezzi pubblici: con l’intelligenza artificiale, la piattaforma analizza le auto passate sul Ponte della libertà a Venezia e calcola l’occupazione dei parcheggi contando i mezzi al passaggio e analizzando anche la loro categoria di sostenibilità, facendo una proiezione sull’inquinamento e sulla mobilità stessa. Addirittura, si riesce a correlare la pressione atmosferica alla quantità di persone in un determinato luogo, per calcolare con ore di anticipo l’impatto di quegli eventi. “Stiamo lavorando anche a dei modelli di evacuazione per spostare quelle persone”, dice Meneghetti.

Secondo un rapporto di Allied Market Research dsulle piattaforme tecnologivhe per smart city, il mercato mondiale delle piattaforme raggiungerà i 708,8 miliardi di dollari entro la fine del decennio. E c’è un altro gigante italiano che da tempo lavora alle piattaforme su cui costruire le città del futuro. Lo racconta Luigi Pagnozzi, Head of Global Marketing Smart Lighting and Smart City, Enel X. Il Gruppo è presente in 26 paesi nel mondo, e in questi 26 in 8 ci sono progetti di Smart cities in atto. “Noi crediamo fortemente in un approccio di open innovation. Non dobbiamo vedere solo quello che accade oggi: abbiamo una serie di tecnologie che presto arriveranno a essere utili anche per le smart city, come i dati satellitari, che fino a poco tempo fa erano difficili da avere. Oggi ormai ci sono tantissime aziende che si occupano di questo, e questo sarà una delle innovazione che stiamo vedendo e che presto metteremo a disposizione delle Pa. Stiamo lavorando con diverse startup che ci permetteranno di utilizzare AI”. A una risorsa, dice Pagnozzi, l’Italia sta rinunciando: quella del project financing, “uno strumento che permetterebbe alla realtà industriale di proporre noi i progetti. Noi lo utilizziamo, ma oggi in Italia servono tra i 18 e i 24 mesi”.

La sfida di governance e competenze

Il tema fondamentale, ricorda Pontus Westerberg, Programme Manager, people-centered smart cities, UN-Habitat, è che “le smart city mettono al centro le persone cercando di migliorare la vita dei propri residenti”. Insomma, c’è anche un problema concettuale: quando si parla di smart city non si parla solo di tecnologie futuristiche e droni, ma di un luogo dove vengono innalzati gli standard di sostenibilità, vivibilità e inclusione sociale.

Ma oggi solo il 50% delle municipalità dice di avere le competenze necessarie per gestire attività di smart city, secondo un sondaggio ONU su 250 città in 90 Paesi. Sempre il 50% lamenta una mancanza di coordinazione tra governi locali e nazionali. Inoltre, tra le sfide più difficili da superare c’è l’analfabetismo digitale, che in particolar modo in Italia rappresenta un problema serio.

Pochi argomenti come quello delle città intelligenti, infatti, ci ricordano così efficacemente sotto quanti aspetti le transizioni (verde e digitale) siano in ritardo.

L’Italia è il 24esimo paese per servizi digitali ai cittadini. Corrado de Fabritiis, Product Owner del Dipartimento per la trasformazione digitale e Responsabile del Progetto MaaS (Mobility as a Service) – Presidenza del Consiglio dei Ministri, dice che sulla trasformazione digitale “il governo già sta facendo molto. Tutto il Pnrr è stato fatto con lo scopo di recuperare il gap della digitalizzazione. Non solo della digitalizzazione verso i cittadini e delle Pa. Sono stati stanziati tanti fondi”.

Nella creazione delle smart city, la smart mobility è una voce fondamentale. E una sfida in cui si intrecciano tecnologia, infrastrutture per la mobilità (parcheggi, reti di ricarica, segnaletica, veicoli), nuove soluzioni di sharing e trasporto multimodale.

In Italia una delle iniziative di riferimento è il Maas, che rispetto alle cifre enormi del Pnrr conta su una frazione di quei fondi: 40 mln di finanziamenti e 16,9 mln dal fondo complementare. Un progetto, quello del Maas, che prevede il lancio a Roma Milano e Napoli “già questa estate”. Sul tema, ricorda de Fabritiis, c’è un “tavolo partenariale aperto a qualunque azienda o associazione che ritenga di voler partecipare. Il punto di vista della Presidenza è quello di creare degli standard laddove suggeriti dalla Ue e di estenderli sul profilo italiano”, ma anche “proporre standard e portarli in commissione. Se dobbiamo fare qualcosa lo facciamo con l’Europa. Se troviamo un modo giusto e coerente per far partire certe cose, la nostra prossima mossa è portarlo sui giusti tavoli di legiferazione. Abbiamo 100mila modi di pagare biglietto per pagare mezzi di trasporto, non è normale. Il nostro compito primario è quello di standardizzare con un tavolo partenariale e portare in commissione europea”.

Enrico Marchetti, shared mobility manager di FreetoX, dice che oltre ai dati “sono anche importanti i servizi, queste piattaforme devono essere popolate dai verticali che devono accompagnare città in mobilità più sostenibile. Noi sicuramente riteniamo che essere facilitatori anche su verticali come la sharing mobility che sta attraversando una fase particolare ma c’è un’attività in netta ripresa. Riteniamo che la mobilità condivisa sia un elemento imprescindibile”.

FreetoX, la società del gruppo Autostrade per l’Italia, è nata circa tre anni fa per sviluppare servizi di mobilità digitale ed elettrica. “Abbiamo un piano per sviluppare cento stazioni sulla rete del gruppo: siamo arrivati a 50”. L’obiettivo è quello dei 50 chilometri di distanza tra aree di servizio, come previsto dalle norme europee. Il progetto di FreetoX sulle smart cities è quello di Genova, che dalla regolamentazione degli accessi al porto e al carico dei trasporti, è una “palestra” importante.

Secondo Andrea Gumina, Senior Policy Advisor del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la domanda per arrivare alle smart cities del futuro è “come facciamo a spingere le aziende” in questa rivoluzione. Questo è il problema di avere tanti governi “in pochi anni: se non hai la possibilità di guardare il medio periodo”, dice Gumina, “non riesci a fare quelle partnership che servono davvero a fare delle innovazioni di cultura”.

Gumina parla di deja vu: “Ho iniziato a occuparmi di smart cities 5 governi fa. Le politiche pubbliche dovrebbero intervenire per lasciare che si innesti un meccanismo di procurement in linea con le esigenze di cittadini e imprese. Perché le città sono un elemento di rilievo per il tessuto imprenditoriale, anche dal punto di vista delle relazioni transatlantiche. La città è il luogo di elezione della trasformazione verde e digitale, sono le città che se le portano dietro”.

La risposta a chi chiede quanto sia importante arrivare a delle smart city è semplice, secondo Gumina: “180mila mld di dollari, ovvero la cifra che ci si attende sia stanziata da governi e banche multilaterali per affrontare la crisi climatica da qui a 2050”.

Competenze digitali, alfabetizzazione, tecnologia: la ricetta per arrivare a delle città intelligenti è, insomma, complessa e cruciale per la transizione verde e digitale. Ma quello che potrebbe non mancare è la spinta dei cittadini, interessati, come dice l’Onu nella sua definizione di smart city, a una città che li renda felici. Secondo de Gennaro, “l’Eurobarometro della Commissione europea dice che il 66% dei cittadini europei è fortemente interessato” al tema delle smart cities. “I cittadini chiedono soltanto trasparenza”.

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