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Aindo, la partita dei dati sintetici nell’era dell’AI

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Velasco25 Articolo

In un’epoca contrassegnata da ChatGpt e concorrenti dell’AI, l’uso strategico (e protetto) dei dati diventa ancora più importante.

“L’economia digitale ci ha insegnato l’importanza dei dati: le tech company hanno fondato sui dati degli utenti il loro business e, con il tempo, gli utenti hanno cominciato a guardare con sospetto l’uso dei dati personali da parte delle aziende. Un aspetto meno noto è invece la potenziale utilità dei dati anche come risorsa di innovazione”. Nell’anno in cui, tra ChatGpt e i suoi concorrenti, l’intelligenza artificiale promette di cambiare tutto, Daniele Panfilo è convinto che il vero tesoro per le aziende sia ancora nascosto nei dati che hanno a disposizione. D’altronde Aindo, la startup co-fondata e guidata da Panfilo, unisce proprio il focus sui dati ‘sintetici’ con l’intelligenza artificiale generativa utilizzata per produrli: la stessa portata sotto i riflettori dal chatbot intelligente di OpenAi.

L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa ricorda però ancora una volta come saper gestire quei dati (e la privacy degli utenti) sarà fondamentale. I dati a disposizione di aziende e istituzioni “potrebbero essere utilizzati per fare ricerca in settori ad alto impatto sociale, come il mondo della salute. Ad esempio le cartelle cliniche potrebbero essere utilizzate come database a partire dai quali sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale per migliorare le diagnosi di malattie rare o la cura. Questo tipo di ricerca è difficile da fare in quanto i dati sanitari sono sensibili, quindi tutelati da normative come la GDPR”, dice il Ceo di Aindo.

Per superare questo limite “sono state sviluppate tecniche di anonimizzazione basate sul principio di distruzione dell’informazione, che però riducono l’utilità del dato senza rimuovere del tutto la possibilità di re-identificazione. La vera soluzione sono i dati sintetici, creati artificialmente ma con un incredibile grado di realismo”.

I dati sintetici sono creati proprio attraverso tecnologie di intelligenza artificiale generativa, “talmente accurata che la loro analisi porta alle stesse intuizioni dell’analisi dei dati originali, creando il migliore trade off tra privacy e innovazione, assicurando da una parte la possibilità di valorizzare a pieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale, e dall’altra di proteggere i dati personali degli utenti”.

Il database di cui dispone un’azienda rappresenta una miniera d’oro, dice il Ceo di Aindo. “Tecniche di analisi avanzata dei dati, incluse quelle di intelligenza artificiale, portano a tantissime opportunità. Nell’healthcare queste tecniche possono sfruttare larghe quantità di dati dei pazienti per sviluppare strumenti diagnostici con un’accuratezza senza pari. Oppure, nel settore finanziario, i dati delle transazioni possono essere usati per identificare frodi con un’accuratezza prima inimmaginabile”.

Ma la maggior parte dei dati di cui le organizzazioni dispongono sono sensibili. Questo significa che non possono essere condivisi con analisti esterni. Inoltre, dice Panfilo, “la catena di valore del dato è molto complessa. Raccogliere dati, strutturarli, anonimizzarli, estrarne valore e condividerli, sono processi diversi che richiedono l’utilizzo di vari tool e spesso sono svolti manualmente. Ad Aindo abbiamo intercettato queste sfide e le abbiamo superate attraverso la creazione di un’unica piattaforma. Questa automatizza, in modo semplice, tutto il percorso, dai dati grezzi alla creazione di valore. Il cuore della piattaforma sono proprio i dati sintetici, la nostra tecnologia rivoluzionaria. Grazie a questi, conciliamo le opportunità offerte dai dati con un grado di protezione della privacy senza pari”.

 

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