La digitalizzazione dei servizi pubblici e privati, vivere in un mondo dove la vita di ogni cittadino è sempre più connessa, ci espone a rischi crescenti di attacchi informatici. Il mondo virtuale è criminale quanto quello reale. Anzi, siamo oramai entrati in un’era dove la statistica dei crimini denunciati ci dice che quelli virtuali superano quelli commessi nella realtà. Per fortuna c’è la Polizia di Stato, che serve e protegge i cittadini e i loro patrimoni anche nel mondo digitale.
“Il cybercrime rappresenta sicuramente una delle principali fonti di allarme per la tenuta del sistema socio-economico del Paese e delle strutture tecnologiche che ne supportano le funzioni essenziali”, chiarisce Antonio Borrelli (nella foto in evidenza), responsabile della struttura di missione per l’istituenda Direzione centrale per la Polizia scientifica e sicurezza cibernetica, che ci spiega come lo Stato affronta i temi delicati della sicurezza digitale.
Come si sta organizzando la Polizia di Stato per combattere anche i criminali del web?
C’è la consapevolezza di un adeguamento della forza di Polizia cibernetica nazionale rispetto allo scenario della minaccia in corso. La nuova Direzione centrale potrà meglio assolvere ai compiti derivanti dall’essere il vertice amministrativo e operativo della complessiva struttura della Polizia di Stato specializzata, nonché al ruolo di Autorità generale di contrasto affidatole dalla normativa europea Nis e dalla normativa sul Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Tale impostazione evolutiva si avvantaggerà inoltre del bagaglio esperienziale e professionale della Polizia Scientifica, altro elemento fortemente orientato all’innovazione investigativa tecnologica, che andrà a confluire nel rinnovato organismo direzionale del Dipartimento della pubblica sicurezza. Particolare attenzione sarà oltretutto data al tema della stessa protezione dell’infrastruttura informatica del ministero dell’Interno, grazie alla realizzazione, proprio all’interno della Direzione Centrale di un Cert (Computer Emergency Response Team), quale presidio più evoluto per la sicurezza dell’intero comparto ministeriale. Va sottolineato, altresì, il ruolo determinante ed in continua ascesa svolto dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni attraverso il Centro Nazionale di Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C.), incaricato in via esclusiva della prevenzione e della repressione dei crimini informatici, di matrice comune, organizzata o terroristica, che hanno per obiettivo le infrastrutture informatizzate di natura critica e di rilevanza nazionale del Paese.
La formazione professionale degli operatori di polizia in un campo così specialistico e delicato è fondamentale.
La formazione è da sempre considerata fondamentale nel processo di sviluppo e gestione delle risorse umane e assume un ruolo centrale nel processo di riorganizzazione della futura direzione centrale. L’incessante ed esponenziale evoluzione del cybercrime richiede un aggiornamento costante delle competenze specialistiche del personale operante, tale da consentire di prevedere e intercettare i trend criminosi emergenti e di restare sempre al passo coi tempi. La Polizia postale assicura questi risultati attraverso l’erogazione di una variegata offerta formativa che prevede l’organizzazione di corsi di specializzazione di base, corsi di qualificazione specialistica, capaci di fornire competenze approfondite nei settori di competenza (tra questi annoveriamo il corso per operatore Osint e Socmint che consente al personale di sfruttare tools e skills per la ricerca di elementi investigativi attingendo dalle c.d. fonti aperte), seminari, webinar e scambi di expertise con le altre forze di Polizia e con i collaterali esteri. Una formazione a tutto tondo che garantisce un aggiornamento costante e continuativo, nonché una strutturata crescita professionale del personale impegnato quotidianamente in attività molto complesse e delicate.
Se aumentano i crimini e i criminali informatici, sono previsti anche aumenti degli organici delle forze di Polizia che si occupano di arrestare i criminali del web?
L’atto ordinativo unico, entrato in vigore lo scorso 21 ottobre, prevede un sensibile incremento dell’organico, con particolare riferimento alle sedi in cui sono presenti le procure distrettuali, considerato imprescindibile alla luce delle continue sfide investigative che la Polizia postale affronta oggi e si troverà ad affrontare in futuro.
C’è collaborazione, scambio di esperienze e anche coordinamento tra forze di Polizia che si occupano di crimini informatici?
Negli ultimi anni, complice anche l’emergenza sanitaria, il processo di digitalizzazione della società ha vissuto una crescita rapidissima ed oggi la maggior parte delle attività mantengono una rimodulazione basata in larga parte sull’utilizzo della rete. Tale inevitabile allargamento della platea degli utenti ha determinato del pari una accresciuta generale esposizione alle aggressioni della cyber-criminalità. Il C.N.A.I.P.I.C., incaricato, come detto, in via esclusiva della prevenzione e della repressione dei crimini informatici in danno delle infrastrutture critiche, agisce secondo consolidate procedure. Vi è una Sala Operativa attiva nell’arco delle 24 ore, deputata al costante monitoraggio della rete e a fornire la prima risposta in caso di attacchi cyber ai danni di sistemi informatizzati istituzionali e afferenti alle infrastrutture critiche. La sala operativa è supportata da un Ufficio investigativo deputato a fornire le giuste risposte all’Autorità giudiziaria, in quanto questi attacchi costituiscono sicuramente dei reati. Valore aggiunto del Cnaipic è poi quello di operare secondo un modello partenariale-convenzionale con i soggetti erogatori dei servizi pubblici essenziali del Paese. La conclusione di apposite convenzioni dà vita ad un rapporto di tipo orizzontale e bidirezionale, alimentando uno scambio quotidiano di informazioni tecniche ed indicatori di compromissione, finalizzato da un canto alla garanzia, in chiave preventiva, della pubblica sicurezza cibernetica, e dall’altro, alla repressione dei crimini informatici di matrice comune, organizzata e terroristica. Le indagini in materia di criminalità informatica sono caratterizzate dall’elemento della transnazionalità e pertanto risulta imprescindibile attivare efficaci canali di cooperazione internazionale di Polizia, volti a favorire il rapido scambio di informazioni investigative e ad agevolare il dialogo tra Forze di Polizia, utile alla pianificazione e all’esecuzione delle attività operative.
Parliamo di difesa delle infrastrutture critiche del Paese?
L’interruzione dei servizi pubblici e privati essenziali non è l’unico rischio al quale tali infrastrutture sono soggette. Infatti, l’attuale situazione geopolitica – fortemente influenzata dal conflitto tra Russia e Ucraina – si ripercuote anche nell’ambito della sicurezza cibernetica. Attraverso mirate campagne massive, gli attacchi cibernetici sferrati contro infrastrutture strategiche, sistemi finanziari e aziende operanti in settori strategici si dirigono anche verso l’acquisizione di informazioni riservate, il furto di dati sensibili e l’alterazione nel funzionamento di servizi fondamentali, al fine del loro sfruttamento per finalità commerciali e di intelligence. Quotidianamente, il Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni è impegnato nella prevenzione e contrasto di campagne di phishing altamente ingegnerizzate, diffusione di malware distruttivi e attacchi ‘Ddos’ a server e reti di rilevanza nazionale. La costante attività di prevenzione e repressione ha consentito alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di trattare, solo nel 2022, 13.099 casi di attacchi cyber contro le infrastrutture critiche, segnando un aumento rispetto all’anno precedente del +138% (5.509 casi trattati nel 2021), e del +220% rispetto al 2020 (4.091 casi trattati).
Non crede che ci sia scarsa attenzione pubblica rispetto ai reati informatici?
La migrazione dall’analogico al digitale ha portato ad una rapida realizzazione di un mondo virtuale e dematerializzato, al cui interno l’individuo ha stretto un particolare rapporto fiduciario con gli strumenti di cui può disporre, privo di validi riferimenti alle pratiche di Cyber Hygiene. Nella rete, infatti, vengono riversate senza remore informazioni personali (in molti casi non richieste), notizie prese e condivise come attendibili, senza porsi la minima domanda circa la veridicità di ciò che si sta leggendo o ascoltando attraverso il proprio device. Eppure i ‘bisogni’ o le debolezze delle persone restano, e offrono ai cyber-criminali una leva attraverso cui proporre facili guadagni, investimenti miracolosi o illusorie relazioni sentimentali, invogliando e manipolando con artifici e raggiri ad investire ingenti somme di denaro, acquistare ‘prodotti’ inesistenti a prezzi sensibilmente più bassi di quelli proposti dal mercato o su siti web abilmente contraffatti. Le truffe in commercio elettronico (e-commerce), del falso trading on-line, ‘sentimentali’ (romance scam) e immobiliari, destano infatti particolare preoccupazione sia dal punto di vista delle ingenti somme sottratte dai sodalizi criminali (sempre più efficientemente strutturati e con connotazioni transnazionali), che per quanto riguarda la fragilità della componente psicosociale delle vittime.
Possiamo dare qualche consiglio minimo ai cittadini che ogni giorno possono trovarsi di fronte a mail sospette, messaggi virus sullo smartphone e altre insidie del web?
Software antivirus sempre aggiornati, password alfanumeriche complesse e diversificate per proteggere le applicazioni e i servizi utilizzati. Nel caso in cui si dovessero ricevere mail sospette, si raccomanda di non scaricare eventuali allegati e di non cliccare mai sui link presenti. Per rimanere aggiornati sui pericoli della rete e sui trend maggiormente diffusi, si suggerisce vivamente di visitare il sito web www.commissariatodips.it su cui vengono costantemente pubblicati alert, consigli e approfondimenti.