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Biologico al 100%. Intervista a Fausto Jori, amministratore delegato di EcorNaturaSì

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Velasco25 Articolo

Fausto Jori, trentino, ingegnere con una solida cultura scientifica e umanistica è amministratore delegato di EcorNaturaSì, la principale azienda italiana di distribuzione di prodotti biodinamici e biologici, con centinaia di negozi e aziende agricole in Italia. La filosofia di Jori è anche il manifesto etico dell’azienda NaturaSì: sugli scaffali arrivano ogni giorno cibi sani ed etici. Sono concetti che Jori ha sviluppato e riempito di contenuti in questa intervista sulla food industry italiana e sul posizionamento di NaturaSì nella distribuzione alimentare.

Fausto Jori NaturaSì
Fausto Jori, amministratore delegato di EcorNaturaSì

Le aziende biologiche nascono quasi sempre da una scelta ben precisa, un’etica o una filosofia di vita. Qual è la filosofia che sottende la creazione di un’azienda come la vostra?

NaturaSì nasce da tre principi che sono stati la nostra guida in questi 35 anni: sana agricoltura, sano cibo, sana economia. Bisogna aggiungere alla sana agricoltura un concetto di cura e di cultura del cibo. La nostra etica si basa su una sana economia, reputiamo che questo sia un elemento fondamentale, ed è ciò che fa sì che tra il produttore e il consumatore ci sia un flusso continuo, ma anche un rapporto corretto. Perché se io pago poco il produttore, lui piano piano potrebbe fare un prodotto che non è più sano.

Qualcuno dice che nel biologico la componente ideale filosofica è scemata a favore di un approccio tecnico-scientifico. È vero?

Quando l’azienda è nata, più di 35 anni fa, si usava la parola biologico in maniera molto più olistica. Era uno stile di vita, un modo di pensare o, come diciamo noi, un sì per l’uomo ma anche un sì per la terra. Negli anni successivi sono entrate in vigore normative che hanno regolamentato la parte prodotto attraverso la certificazione biologica. È ovvio che da quel momento questa visione olistica è diventata un po’ più tecnica. Però è sbagliato pensare che il concetto di biologico, inteso come stile di vita, si sia trasformato in approccio tecnico-scientifico.

NaturaSì ha segnato il passaggio del biologico da un mercato di nicchia inaccessibile e anche sconosciuto ai più, alla distribuzione organizzata. Come siete riusciti a imporre questa svolta?

Noi non abbiamo imposto nulla. Abbiamo creduto ai nostri principi rimanendo determinati fin dall’inizio nella nostra missione. Sana alimentazione e sana agricoltura sono stati i motori trainanti ai quali non abbiamo mai derogato. Concetti a prova di futuro che ci hanno consentito di crescere per aggregazioni. Ci sono state decine e decine di aziende agricole, piccoli distributori e negozi che hanno detto “ci crediamo”. Uno dopo l’altro ci siamo uniti e abbiamo costruito un gruppo articolato: 300 aziende agricole, circa 350 negozi, circa 500 fornitori e trasformatori che lavorano con noi. Gran parte di loro sono nati insieme a noi più di 30 anni fa.

Le grandi catene di distribuzione vi hanno in qualche modo osteggiato o ostacolato?

Ricordo sempre che essere 100% bio come siamo noi, significa che tutti i prodotti nei nostri negozi sono bio, ma non solo. Il legno degli scaffali e dei tavoli è certificato Fsc, l’illuminazione è solo al led e le pitture sono ecosostenibili. Nella grande distribuzione il bio rappresenta solo il 3%. E riguarda solo i prodotti mentre il restante 97% non ha nulla a che fare con quello stile di vita.

Come vi siete organizzati per verificare e garantire ai consumatori che tutti i vostri prodotti siano effettivamente biologici?

La normativa entrata in vigore nel ‘92 ha creato dei dettami. Noi ancor prima avevamo un disciplinare interno molto rigoroso. Accanto agli enti di certificazione, che ovviamente per noi sono essenziali, abbiamo sempre avuto un controllo nostro interno, sia nell’ambito agronomico che in quelli della tecnologia alimentare, della qualità e trasformazione dei prodotti.

Cosa risponde a chi sostiene che malattie letali per le coltivazioni, diffuse dagli insetti come la flavescenza dorata della vite e la xylella degli ulivi appaiono quasi impossibili da arginare usando solo insetticidi biologici quando disponibili?

Il punto è che non dobbiamo curare a posteriori la Xylella, dobbiamo prevenirla attraverso metodi di coltivazione naturali. Ho visto che dove c’è stata una coltivazione biologica seria per anni gli alberi non si sono ammalati. L’agricoltura biologica, in particolare quella biodinamica, parte da un presupposto: prima di tutto rendi fertile il terreno e se il terreno è fertile le malattie le combatti facilmente. Se invece il terreno è sterile e privo di vita sarà difficilissimo tornare indietro.

Qual è il contributo di NaturaSì alla transizione ecologica?

Quando ho sentito qualche anno fa per la prima volta ‘transizione ecologica’ ho pensato a cosa abbiamo fatto per 35 anni. Solo l’elenco faceva un libro di 70 pagine di progetti tutti nel solco della transizione ecologica. Noi non la chiamavamo così, la chiamavamo ‘missione aziendale’.

NaturaSì ha annunciato che non venderà cibo a base di insetti nei propri negozi. Perché questa scelta?

Perché pensiamo che nella nostra cultura mediterranea abbiamo una varietà straordinaria di cibo tanto articolata che non dovremmo nemmeno pensare ad alternative. Un report recente di Coldiretti dice che ci sono un milione di ettari in Italia non lavorati. Allora, invece di pensare a forme alternative, perché non coltiviamo queste terre abbandonate?

Come vede il futuro di NaturaSì?

Proiettato verso una sana agricoltura che deve produrre cibo, creare bellezza del territorio e deve avere un solido equilibrio economico.

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