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Natalità: serve un piano strategico. Il progetto Adamo

Adyen Articolo
Velasco25

Un futuro senza bambini. Nelle visioni distopiche della recente letteratura – pensiamo a “il racconto dell’ancella” – l’opzione di un mondo in cui la natalità diventa un privilegio per pochi ci ha inorridito, ma forse non ci ha fatto riflettere sul rischio che stiamo correndo.

Plasmon ha raccontato questo rischio concreto attraverso il Progetto Adamo, che parte dal calo demografico in atto nel nostro Paese – in Italia la natalità è scesa del 25% negli ultimi 10 anni – per avviare l’iter che porti ad una proposta di legge fondata sulle reali esigenze delle famiglie italiane.

“Il coinvolgimento delle imprese e la messa in rete delle buone pratiche di welfare aziendale è uno dei capisaldi del nostro piano strategico per la natalità” è il commento di Eugenia Maria Roccella, ministra per le Pari opportunità e la famiglia, che continua: “Non si può pensare di contrastare la crisi demografica senza creare un ambiente lavorativo favorevole e accogliente per le donne”.

Il Governo è impegnato nella definizione di un importante piano per la maternità, aggiunge il ministro “perché la libertà delle donne di essere madri, senza rinunciare alla propria realizzazione personale e professionale, è la chiave per uscire dall’inverno demografico. Prevediamo misure di accompagnamento per le mamme, una rete di servizi capillari, un welfare di prossimità che è anche un investimento sul futuro, un codice deontologico per le imprese. Intendiamo promuovere un’alleanza vasta, che insieme alle istituzioni coinvolga aziende, enti locali, no profit, corpi intermedi”.

In quest’ottica di coinvolgimento attivo delle aziende nel processo di definizione delle politiche a sostegno della natalità si inserisce il progetto Adamo, che punta a raccogliere proposte da  aziende e società civile a sopporto della genitorialità, per presentarle in occasione dei prossimi Stati Generali della Natalità in programma a maggio 2023 e condividerle poi con le istituzioni. L’obiettivo finale è quello di presentare una proposta di legge nata con i presupposti dell’ascolto delle famiglie italiane.

“Figli, una ricchezza onerosa” – Ricerca Community research & Analysis

L’iniziativa Adamo, ideata in collaborazione con fondazione per la Natalità, rappresenta una piattaforma di connessione per i rappresentanti della sfera pubblica e privata, per agire concretamente nell’invertire il trend negativo della natalità. In primis individuando gli strumenti giusti a supporto della famiglia.

“Per aiutare il Paese e invertire il trend della denatalità è fondamentale unire tutte le forze e fare in modo che aziende e istituzioni lavorino insieme”, afferma Konstantinos Delialis, Managing Director Italia di Plasmon, che sottolinea: “Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di lanciare il progetto Adamo, per riuscire a mettere intorno allo stesso tavolo chi ha la possibilità di fare qualcosa di importante per il Paese”. L’azienda si impegna anche nei fatti, come dimostrano le recenti intese sindacali a favore della genitorialità: l’estensione del congedo di paternità a 60 giorni, rispetto ai 10 giorni previsti per legge.

“Il figlio è un valore collettivo su cui tutta la società dovrebbe investire”. È una delle testimonianze toccanti del cortometraggio che prende il nome dal progetto di cui fa parte, ‘Adamo 2050’, prodotto da Plasmon. Un video provocatorio, che racconta una famiglia italiana nel 2050, in un Paese in è rimasto un solo bambino. Il dato da non trascurare è che oggi, in Italia i nuovi nati sono stati solo 400.249 nel 2021, un record storico negativo che deve metterci in allarme.

Rientra nell’ampio progetto anche la ricerca “Figli: una ricchezza onerosa”, condotta da Community Research & Analysis sotto la direzione di Daniele Marini  dell’Università di Padova. Dai dati emerge che gli italiani leggono lo scenario attuale come “incerto” (53,7%) e problematico, tale da incutere timore per il futuro (37,3%). Malgrado questo,  più di un italiano su due (57,4%) ha almeno un figlio e un terzo di loro vorrebbe avere altri bambini (34,3%). Fra quelli che non hanno figli (42,6%) invece, il 40,4% vorrebbe averne uno.

Ciò che fa riflettere riguarda le ragioni che spingono gli italiani a non avere figli, legate prevalentemente alla sfera economica, a quella lavorativa, il timore di  perdere il lavoro, e organizzativa vista la carenza di servizi per le famiglie,  indicate da più di un italiano su due (53,5%). Meno rilevanti, invece, la sfera personale (40,9%) e quella legata alla salute (36,4%).

“Figli, una ricchezza onerosa” – Ricerca Community research & Analysis

Analizzando il dettaglio delle ragioni che rientrano nella sfera economica e lavorativa, secondo gli italiani i costi da sostenere per mantenere i figli risultano la motivazione principale che spinge a non fare figli (69,2%). Ma c’è anche la paura di perdere il lavoro o avere conseguenze professionali negative (60,2%) e la carenza di servizi per le famiglie con figli (55,1%).

Servono quindi servizi, agevolazioni e supporto per le coppie che decidano di avere figli, per non trovarci a vivere un futuro di rimpianti e culle vuote.

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