Superbonus 110% per i lavori di efficientamento energetico in edilizia da rivalutare (economicamente). Malgrado le relazioni tecniche che ne hanno accompagnato il debutto abbiano “fortemente sottostimato gli effetti”. La misura si rivela, ad oggi, assai vantaggiosa non solo per i proprietari delle case ma anche per le casse dello Stato. Se, infatti, si osserva la ‘performance’ dell’incentivo nell’arco del biennio 2020-2021, “a fronte di 1 euro di uscita finanziaria pubblica in termini di crediti, oppure di detrazioni fiscali riconosciuti ai contribuenti, grazie agli effetti moltiplicativi in termini economici ne ritornano 43,3 centesimi. Così che il costo netto, per lo Stato, è pari a 56,7 centesimi”.
A fare questi conti sono il Consiglio e la Fondazione nazionali dei commercialisti che, in uno studio sul Superbonus osservano come le cifre poste sotto la lente d’ingrandimento evidenzino che, “nonostante sia risultata molto più costosa di quanto era stato previsto, ha al tempo stesso un ritorno finanziario per l’Erario anch’esso molto più elevato di quanto era stato inizialmente preventivato”.
Gli effetti positivi su occupazione e imprese
A questi dati, sottolineano i professionisti nel loro documento, bisogna pure aggiungere “i rilevanti effetti positivi sull’occupazione e sul reddito di famiglie ed imprese, che sono stati essenziali” per la crescita, non soltanto del comparto edilizio, bensì del sistema Paese nel suo insieme, che è stato già pesantemente colpito, prima dalla pandemia da Covid-19 e, poi, dal conflitto fra Russia ed Ucraina.
La ricerca giunge a dimostrare che il costo lordo del Superbonus 110% per lo Stato, solamente per il 2021, è stato, in realtà, più alto di oltre 21 miliardi, mentre l’effetto fiscale indotto, che simula le maggiori entrate per le casse pubbliche, è stato pari a quasi 12 miliardi, determinando in tal modo un costo netto aggiuntivo per lo Stato di circa 9,5 miliardi.
Inoltre, stando alle rilevazioni dei commercialisti, come accade con i cerchi concentrici che si formano quando si getta un sasso in uno stagno, la misura ha generato un effetto “iperespansivo”, di cui ha beneficiato gran parte del tessuto produttivo della Penisola: nel 2021, il settore delle costruzioni “ha incrementato la produzione totale del 20,2% e il valore aggiunto del 21,6%”, laddove quest’ultimo “è stato 3,2 volte più alto del tasso di crescita totale dell’economia”.
Rendere il Superbonus una misura strutturale
Sono numeri che inducono il tesoriere del Consiglio nazionale dei commercialisti con delega all’area fiscale Salvatore Regalbuto ad auspicare che il Superbonus diventi “strutturale”, e ad accogliere con favore i ‘ritocchi’ normativi per ridurre la percentuale di detrazione che, spiega il professionista, “oltre a rendere più sostenibile la misura, innescano anche il necessario contrasto di interessi tra imprese e committenti, evitando ingiustificati rialzi dei prezzi nel comparto dell’edilizia”.
Nel frattempo, nella Legge di Bilancio attualmente all’esame della Camera, è stata inserita la proroga fino al 31 dicembre 2022 dei termini per presentare la Comunicazione di inizio lavori asseverata (Cilas) per poter beneficiare dell’agevolazione tributaria; dunque, recita l’emendamento alla manovra varato in questi giorni, le delibere assembleari che hanno detto ‘sì’ all’esecuzione dei lavori devono risultare approvate entro il 18 novembre, data antecedente l’entrata in vigore del Decreto Aiuti quater.