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La tempesta perfetta di pharma e sanità

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Adyen Articolo
Velasco25

Aumentano i costi delle materie prime e dell’energia. Governance, sostenibilità e innovazione: dal IV Forum Health le priorità per il pharma e la sanità. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2022 – gennaio 2023.

Sono numeri importanti quelli della farmaceutica in Italia: il nostro Paese è primo in Europa insieme alla Germania, con 34,5 mld di euro di produzione nel 2021. Negli ultimi 5 anni l’occupazione è cresciuta del 9% (arrivando a 67mila addetti) e lo stesso hanno fatto gli investimenti in ricerca e sviluppo (+15% in 5 anni). Siamo riconosciuti come un hub industriale di primo livello, ma dopo la pandemia, è arrivato l’aumento dei costi delle materie prime e, con la guerra, quello dell’energia. E il settore lamenta di essere di fronte a una tempesta perfetta.

Il pharma è in pericolo

I protagonisti del mondo farmaceutico intervenuti al IV Forum Health, organizzato a Roma da Fortune Italia, si sono ritrovati d’accordo sul fatto che questo sia un momento davvero delicato. Il settore, riconosciuto come strategico in pandemia, va tutelato e il nuovo governo deve intervenire su programmazione e governance. “Siamo in un momento importante per il pharma, perché la semina nel decennio precedente ha portato a una profonda conoscenza del meccanismo di alcune patologie. Si è arrivati alla messa a punto di farmaci più precisi e personalizzati, che danno risposte a patologie irrisolte fino a qualche tempo fa. Nel 2021 ci sono stati 80 nuovi farmaci nel mondo e nei prossimi 5 anni ci saranno 1.400 mld di dollari di investimenti. L’Italia sarà pronta ad attirare questi investimenti?”. È partita da questa domanda della vicepresidente di Farmindustria, Lucia Aleotti, azionista e membro del Cda Menarini, la sessione dedicata al futuro del pharma.

Per Umberto Comberiati, amministratore delegato Teva Italia, “la cosa più importante per l’industria è fare comparto, e insieme veicolare ai decisori politici l’importanza del valore del farmaco, che sia esso innovativo o maturo. L’industria ha dimostrato di saper innovare, pensiamo ai vaccini. Occorre insieme alla classe politica lavorare su come stimolare l’innovazione. Se quei 1.400 mld di investimenti” dice Comberiati riferendosi alle parole di Aleotti, “diventeranno farmaci e terapie, allora dovremo pensare a creare dei percorsi per far sì che gli italiani abbiano accesso a queste cure, altrimenti avremo fallito. Come Teva siamo orgogliosi di poter contribuire all’eccellenza del nostro Servizio sanitario nazionale grazie alla nostra duplice anima: l’impegno nello sviluppo di farmaci innovativi e un ampio portfolio di farmaci maturi equivalenti, che curano milioni di italiani e allo stesso tempo consentono al Ssn di poter liberare risorse, da poter reinvestire. L’auspicio è che le autorità riconoscano, sempre più, il valore dell’industria del farmaco e si aprano a un dialogo per poter affrontare insieme le sfide del futuro”. Dal canto suo Fabrizio Greco, presidente Federchimica Assobiotec, invita a “non avere paura dell’innovazione. È un mondo nuovo che ha bisogno di giovani con competenze nuove”. Occorre “incentivare le piccole realtà” che sviluppano idee nuove. Ma “è anche necessario migliorare la collaborazione pubblico-privato”. Valentino Confalone, Country president Novartis, lancia un allarme su un altro tema: “La normativa europea obbliga la centralizzazione dei comitati etici, ma ci manca l’ultimo miglio e abbiamo tempo solo fino a fine anno per recuperare”. Altrimenti “non potremo attrarre nuovi studi clinici in Italia, con un rischio enorme per i pazienti italiani”, che non avranno accesso alle terapie più innovative. Per Fabio Torriglia, vice presidente Egualia, in questa fase sull’industria del farmaco aleggia “una tempesta perfetta dove si sono incrociati tutti gli eventi che la stanno mettendo a dura prova. Un fenomeno che ha origine lontana”. Torriglia chiama in causa la “regolamentazione del prezzo dei farmaci: siamo impotenti davanti a qualunque incremento dei costi (materie prime, alluminio, acqua, energia, imballaggi, i materiali per le fiale e i macchinari) che assorbiamo con le nostre catene produttive. È un momento drammatico. Ottimismo significa lavorare non solo a parole, ma sedendoci a un tavolo per trovare soluzioni. Io propongo di prendere l’agenda in mano e di incontrare le istituzioni per parlarne”. Ecco allora l’appello di tutta la filiera del farmaco, dagli innovativi agli equivalenti, per una cabina di regia sotto l’ombrello della Presidenza del Consiglio, con il coinvolgimento del ministero della Salute, dell’Economia e di quello delle Imprese e del Made in Italy. “Ci aspettiamo che nuovo Governo comprenda strategicità del nostro settore”, ha detto Aleotti. “Se dovesse andare in crisi la filiera, avremmo conseguenze pesanti per salute ed economia”.

Come cambia la sanità

Durante il Forum si è parlato di innovazione e sono stati premiati alcuni giovani protagonisti. Ma si è anche detto che gli ostacoli affrontati da chi vuole innovare nel nostro Paese sono tanti, e per superarli serve una risposta di sistema: dalla formazione al ruolo dei territori, fino al sistema regolatorio. L’innovazione va guidata e tutelata, anche in sanità. Per Domenico Mantoan, direttore generale Agenas, il ministro della Salute Orazio Schillaci si trova a iniziare il suo mandato con risorse preziose. “Da qualche tempo abbiamo un Dm 77 che definisce l’organizzazione del territorio e fa un grande investimento sulla telemedicina, anche di tipo strutturale. Con i fondi del Pnrr ci sono quasi due miliardi tra fascicolo sanitario elettronico e teleassistenza. Per dare organicità agli interventi è stata identificata l’Agenas come agenzia di sanità digitale che va a dettare le regole. Ci sono tutte le opportunità per un grande investimento e una grande riforma della sanità”. “La pandemia ha insegnato alla politica che non vanno lesinate risorse alla sanità. In questi anni qualche soldo in più c’è. Ma c’è anche la necessità – ha ammonito Mantoan – di andare a definire meglio come questi denari vanno spesi. Non dobbiamo aver paura dell’innovazione”.

Far arrivare l’innovazione al paziente

“Gestire l’innovazione – ha spiegato Michelangelo Simonelli, Senior Director Government Affairs di Gilead Sciences – significa far emergere il valore effettivo di questa per il Sistema Italia, partendo però da un profondo cambio culturale: valorizzare significa dare evidenza all’impatto positivo delle nuove tecnologie sanitarie sia a livello dell’assistenza sanitaria (abbattimento dei costi di diagnosi e cura nel lungo termine) che nel campo sociale (meno costi logistici e assistenziali per il malato, rientro al lavoro). Gilead Sciences ha nella propria mission quella di offrire, con le proprie soluzioni terapeutiche innovative, una risposta concreta ai bisogni clinici insoddisfatti, in grado di cambiare radicalmente la vita dei pazienti, come nel caso del trattamento per le infezioni Hiv o per le malattie oncologiche a oggi senza ulteriore cura. Sappiamo bene, quindi, che tipo di valore queste terapie abbiano per i pazienti innanzitutto, ma anche per il sistema sanitario, grazie alle molteplici collaborazioni che in questi anni abbiamo sviluppato con la comunità scientifica, le istituzioni, gli enti ed organizzazioni non-profit. Ed è per questo che, anche oggi, siamo pronti a metterci a disposizione del sistema in un’ottica di leale collaborazione tra pubblico e privato, volta a garantire al paziente l’accesso alle terapie più innovative”.

“Pochi dubbi che questo sia una periodo connotato da una forte rivoluzione biotecnologica e da opportunità terapeutiche mai viste prima in termini di medicina di precisione e personalizzata”, ha rilevato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. “Ci sono opportunità terapeutiche importanti, ma anche costi non irrilevanti, per i quali bisogna sviluppare modelli che contestualizzino i benefici proiettati nel tempo. Queste infatti sono  terapie somministrate one-shot, ma che hanno riverberi per un certo numero di anni”. Inoltre bisognerebbe “anche pensare a modelli innovativi di pagamento che potrebbero contribuire a garantire miglior sostenibilità” al sistema.

Tra la minaccia superbug e l’esigenza di dati di qualità

A lanciare i primi allarmi sull’apocalisse antimicrobica è stata l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), che ha individuato nel 2050 la data da tenere a mente. Oggi l’Italia è tra i Paesi europei con la più elevata prevalenza di microrganismi multiresistenti. Un focus del Forum Health è stato dedicato proprio ai rischi dell’antimicrobico resistenza e alle strategie per contrastarla.

Annalisa Mandorino, segretario generale Cittadinanzattiva, ha posto però un problema di fondo: per una valutazione delle performance del sistema sanitario, servono dati di qualità, che ci permetterebbero anche di valutare come rispondiamo a un problema come le infezioni. Analizzando le informazioni raccolte dall’osservatorio di Cittadinanzattiva, Mandorino ha detto che “il tema delle infezioni si mantiene stabile nelle segnalazioni dei cittadini”. Servono dati di qualità, ha concluso Mandorino, per affrontare questi problemi con un approccio integrato.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2022 – gennaio 2023. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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