Ricostruire un percorso nato tra le mura ciclopiche, nella culla della cultura, e giunto fin nei nuovi ambienti della rivoluzione digitale, per cercare di comprendere il senso dell’essere umani. E’ questa la sfida che Luciano Floridi sembra proporre a se stesso e ai lettori nel pubblicare il suo nuovo volume, ‘In poche battute: brevi riflessioni su cultura e digitale‘.
La raccolta di riflessioni si apre con un primo saggio su “La saggezza della vanitas“, in cui Floridi (ordinario di filosofia ed etica dell’informazione dell’Università di Oxford, dove è direttore del Digital Ethics Lab, e professore di sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna), partendo da una filosofia che spicca il volo al tramonto, quando si può solo ricostruire a ritroso come sono andate le cose, ma è ormai troppo tardi per cambiarle, afferma invece che la filosofia è anche costruzione e sguardo verso il futuro. E sottolinea l’impegno di questa a cogliere il senso della nostra contemporaneità, il senso della trasformazione digitale in corso, per fornire chiavi di lettura e per contribuire a definire un nuovo progetto umano per il XXI secolo.

In questo senso il libro si presenta davvero come un percorso, una strada che cerca di portarci in avanti. In dieci anni, infatti, dal 2011 al 2021, sono molti gli accadimenti su cui riflettere: dall’affermarsi dei big data all’apparizione delle intelligenze artificiali; dalla democrazia diretta al populismo; da Trump a Clubhouse; dall’enciclica Fratelli tutti,all’agnosticismo scomodo. Pietre lungo il cammino, riflessioni mai seccanti e noiose, da filosofo che la sa lunga e tende a rovinare la festa, ma ricche di ironia e interpretazioni inedite su possibili connessioni tra i fatti, alla ricerca di una responsabilità di pensiero e di azione.
Ricerca che pervade finanché il supporto materiale di queste riflessioni. Poiché il volume rappresenta anche una sorta di esperimento della cultura dell’immateriale, in quanto Luciano Floridi pubblica il libro in formato kindle, direttamente con Amazon, disintermediando la classica catena editoriale.
Allo stesso tempo, però, questo anello vagante è intriso della cultura delle nostre radici, sin dalla copertina, dove non ci sono luci di bit o reti di nodi, ma la materialità e l’imponenza delle mura di Alatri. L’antica Aletrium, uno dei principali centri del popolo italico degli Ernici, nota soprattutto per la sua Acropoli preromana, Civita, cinta da mura megalitiche alte fino a 15 metri.
Mura che hanno accompagnato la mia infanzia con racconti di ciclopi che sulle spalle portavano grandi massi e costruivano una monumentale cinta muraria a difesa della città. Ma questo, con Luciano Floridi, ve lo racconteremo un’altra volta.