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‘Lo sai quanto è importante’? La ricerca oncologica si racconta

Carmine Pinto
Adyen Articolo
Velasco25

La ricerca medica in Italia langue ed è un vero peccato. Anzi un delitto. Perché è grazie alla ricerca che si scrive il futuro della salute ed è partecipando agli studi clinici da pazienti, che si può accedere ad un trattamento innovativo, che magari arriverà nella pratica clinica solo a distanza di anni. “Almeno il 20% degli attuali pazienti oncologici, potrebbe prendere parte ad uno studio clinico – sostiene Carmine Pinto, presidente della Ficog, la federazione italiana dei 16 gruppi cooperativi in oncologia che promuovono la ricerca no profit in Italia – mentre siamo fermi al 7-8%”.

Eppure, stando ai risultati di un sondaggio online effettuato dalla Ficog su oltre 1.600 persone, il 26% degli italiani parteciperebbe ad una sperimentazione per poter essere trattato con un farmaco innovativo e l’81% chiede finanziamenti pubblici più consistenti da destinare alla ricerca no profit. Infatti, per il 60% circa degli intervistati la ricerca che si fa in Italia è ‘insufficiente’, a causa della scarsità dei finanziamenti pubblici. “Che sono veramente pochi – ricorda dall’Asco Pinto a Fortune Italia – pari ad appena il 6-7% di quello che spendiamo per fare ricerca; tutto il resto viene dai privati”.

La mancanza di fondi si porta dietro una serie di problemi a catena, con inquietanti risvolti culturali. “Abbiamo una drammatica scarsità di risorse umane; formiamo dei ricercatori eccellenti – sottolinea Pinto – ma poi non riusciamo a tenerceli. C’è un’emorragia di personale altamente qualificato che lascia ogni anno il mondo della ricerca accademica per approdare alle aziende pharma, magari dopo una decina di anni di precariato mal retribuito e senza garanzie per il futuro”.

E ancor peggio vanno le cose nel settore dei data manager. “È un’indecenza! – tuona Pinto – Sono almeno dieci anni che cerchiamo di dare dignità e di far riconoscere la figura professionale dei clinical study coordinator, fondamentale perché non si fa ricerca senza gestire adeguatamente i dati. Anche in questo caso, di fronte alla prospettiva di un precariato ad libitum, molti cedono e vanno nelle Cro private. Negli Irccs forse qualcosa di sta muovendo, ma negli ospedali e nelle università, ancora niente”.

Insomma i problemi sul piatto sono tanti e di non facile soluzione anche se la legge Lorenzin aveva davvero cercato di dare un quadro sinottico al meccanismo della ricerca. Ma intanto è necessario riavvicinare la gente al mondo della ricerca medica, la cui immagine è stata devastata dalla pletora di disinformazione che ha caratterizzato il biennio pandemico.

“Vogliamo parlare di ricerca alla gente, a quella che frequenta i supermercati o le farmacie, uscendo dalle nostre torri d’avorio. In America si pubblicizzano gli studi clinici in corso sull’autobus o sui giornali. Da noi questo non è possibile, perché vietato per legge. Ma la gente deve sapere di queste opportunità e a chi rivolgersi”.

Ed è dall’Asco, uno dei congressi di oncologia più importanti al mondo, che Ficog insieme ad Aiom hanno deciso di lanciare la campagna di sensibilizzazione ‘Lo sai quanto è importante?’, volta a far luce sulla ricerca indipendente, un settore strategico, poco conosciuto dal pubblico, sottofinanziato e non adeguatamente sviluppato dalle Istituzioni.

“Abbiamo deciso di rivolgerci direttamente ai cittadini italiani – afferma Pinto – per comunicare il ruolo ineludibile della ricerca nei progressi delle strategie di controllo e di cura dei tumori e per invitarli prendere parte agli studi clinici. Questo permetterà ad alcuni di loro di ricevere un trattamento innovativo prima dell’immissione in commercio e a tanti altri, di beneficiare in futuro di quel trattamento. La ricerca oncologica in Italia non ha nulla a che invidiare a quella internazionale. Ma per mantenerla ai vertici mondiali bisogna destinarle risorse umane, tecnologiche ed economiche. Comunicare correttamente le continue innovazioni in campo oncologico provenienti da tutto il mondo – prosegue Pinto – è uno degli obiettivi della campagna. Un ulteriore tassello di questa progettualità è il censimento, appena concluso, degli oltre 200 centri oncologici impegnati in Italia nella ricerca, a livello di ospedali, università e Irccs. Questi dati saranno a breve pubblicati da Ficog e Aiom nel Libro Bianco dell’Oncologia”.

Un passo avanti molto importante è già stato fatto in questa direzione da Aiom che, sul suo sito, pubblica un elenco, in continuo aggiornamento, di tutti gli studi clinici oncologici in corso nel nostro Paese, divisi per setting di patologia e per centri coinvolti.

“C’è un problema di scarsa informazione che investe tutta la medicina – commenta il professor Saverio Cinieri, presidente Aiom– Il 92% degli intervistati vorrebbe più informazioni sulla ricerca in oncologia e il 63% la vorrebbe trovare su internet o sui social media”.

La campagna Ficog si avvarrà di un libretto in distribuzione nei reparti di oncologia e che sarà scaricabile anche online. Sarà corredata inoltre di uno spot pubblicitario e viaggerà sui principali social, oltre che sui media tradizionali. E d’altronde anche un capitolo della bozza del Piano oncologico nazionale 2022-2027 è dedicato alla comunicazione, considerata ‘preziosa alleata della ricerca’. “Ci auguriamo – conclude Cinieri – che il Pon, la cui bozza deve essere inviata alle Regioni, diventi operativo al più presto e sia adeguatamente finanziato”.

 

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