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La grande ondata delle malattie neurologiche

Sin malattie neurologiche
Adyen Articolo
Velasco25

Alzheimer, sclerosi multipla, epilessia, Parkinson, ma anche emicrania e ictus cerebrale. Patologie destinate ad aumentare: secondo gli esperti le malattie neurologiche nel futuro prossimo rischiano di travolgere come un’ondata l’Italia e il suo Servizio sanitario nazionale. E questo mentre gli specialisti che si occupano di questa patologia affrontano, come altri, un problema di carenze.

Si stima che nell’arco della propria vita una persona su tre sia destinata a sviluppare una malattia neurologica, ed è stato calcolato che negli ultimi trent’anni il numero di decessi attribuibili a questa causa sia cresciuto del 39%. In Italia il 12% della popolazione soffre di emicrania, ogni anno si verificano 200 mila casi di ictus cerebrale, i pazienti con epilessia sono circa 500 mila mentre la malattia di Parkinson oggi colpisce 250 mila persone, destinate a raddoppiare nei prossimi anni. Inoltre, l’Italia con 120 mila persone affette da sclerosi multipla e 1.800-2.000 nuovi casi l’anno è considerata area ad alto rischio per questa malattia rispetto ad altre aeree d’Europa. Mentre le malattie neurologiche rare presentano una prevalenza di 5 casi per 100.000 abitanti.

Ma un esempio dell’impennata di malattie neurologiche che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi anni è rappresentato dalle previsioni sull’Alzheimer, che oggi colpisce 600 mila persone e la cui incidenza passerà dai 204.584 nuovi casi all’anno del 2020 ai 288.788 del 2040.

Numeri che hanno portato la Società Italiana di Neurologia (Sin) – in una lettera indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza –  a chiedere l’istituzione di un Tavolo inter-istituzionale permanente che porti al varo di un Piano nazionale per il riordino delle malattie neurologiche e il disegno delle future strategie per la neurologia.

Le direttrici per l’assistenza neurologica di domani sono indicate dalla Sin nel Rapporto Next – Neuroscience Exploring Tomorrow 2021, realizzato in collaborazione con Roche Italia e presentato al ministero della Salute.  “Vogliamo collaborare con le Istituzioni per rispondere ai bisogni posti dalla diffusione delle malattie neurologiche, caratterizzate da una complessità clinica e da una importante cronicità come le patologie neurodegenerative – ha affermato il presidente Sin Alfredo Berardelli – per la gestione delle quali la risposta obbligata è l’organizzazione dei servizi in rete, che a sua volta deve fare perno sull’unitarietà dell’Unità operativa di Neurologia”.

“Il Pnrr – ha osservato l’onorevole Fabiola Bologna – porterà risorse per investimenti che dovremo mantenere nel tempo, sia con un ritorno a una specifica programmazione sanitaria sia con una adeguata organizzazione dei servizi, e affinché nel campo neurologico possa rispondere efficacemente ai bisogni dei malati, è necessario costituire un tavolo istituzionale permanente ed ‘esteso’ che prosegua il lavoro del Rapporto Next e includa rappresentanti ministeriali e parlamentari per una condivisione di obiettivi e soluzioni organizzative concrete”.

Stando a Gioacchino Tedeschi, past president Sin, “per rispondere adeguatamente alle molteplici istanze è necessario agire su quattro diversi livelli: aumentare il numero dei neurologi; potenziare le Unità operative complesse di neurologia; incrementare a 5 anni la durata della scuola di specializzazione in Neurologia; aumentare i centri di eccellenza per il trattamento delle patologie neurologiche con copertura omogenea del territorio nazionale”.

L’innovazione organizzativa consiste nel “riorganizzare il sistema ospedaliero alla luce dell’alta complessità e prevedere una serie di azioni a partire dall’individuazione degli ospedali di primo, secondo e terzo livello”, ha detto  Tedeschi.

Ma non basta. “Sono indispensabili un’adeguata prevenzione a cominciare dagli stili di vita, l’accesso equo e uniforme sul territorio nazionale alla diagnosi e a cure personalizzate e innovative, il rafforzamento dell’assistenza territoriale e domiciliare”, ha affermato Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. “Se pensiamo ai pazienti affetti da Alzheimer e da altre patologie che causano non autosufficienza – ha aggiunto – occorre dar loro risposte di sistema, anche grazie ai fondi disponibili con il Pnrr, che organizzino in un’ottica unitaria gli aspetti sociali e sanitari dell’assistenza, e privilegino la possibilità per i pazienti di essere curati presso il domicilio. A livello organizzativo si dovrebbe puntare a replicare il modello virtuoso delle stroke unit per i pazienti colpiti da ictus”.

“Nel caso di una patologia neurologica ad alto impatto in termini di prevalenza o complessità elevate, e quindi pesante sia per la salute dei cittadini sia per il Ssn, bisogna parlare di un investimento in salute e quindi considerare il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale, come un costo di investimento perché produce effetti prolungati nel tempo”, ha spiegato Paolo Bonaretti, Founder e Ceo di Strategies and Solutions.

Una spinta verso il futuro della neurologia viene dalla digital health, che non è limitata alla telemedicina, dove si sono compiuti enormi progressi, ma si serve anche della genomica e dell’intelligenza artificiale. In Italia però si stenta ad abbracciare le innovazioni, in tutti i soggetti c’è ancora una certa diffidenza verso le tecnologie digitali applicate alla medicina. “C’è la necessità – ha sottolineato Luca Pani dell’Università di Modena e Reggio Emilia – di far comprendere non solo agli utilizzatori finali ma anche ai decisori politici, le enormi opportunità della digital health che consente di ridurre i carichi di lavoro, di aumentare l’efficienza e di ottimizzare i costi. Ma è anche utile – ha concluso Pani – realizzare una sorta di cartello sulle malattie neurologiche in chiave digitale, che favorisca la condivisione delle esperienze e consenta di elaborare modelli comuni da proporre agli organismi istituzionali, oltre che promuovere le partnership pubblico-privato che hanno dimostrato di essere una carta vincente nello sviluppo dei vaccini anti-Covid-19”.

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