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Un voucher per aiutare le famiglie ad affrontare il disagio mentale e l’impatto che gli ultimi due anni di pandemia hanno avuto e stanno avendo soprattutto su giovani e giovanissimi. Il governo ha deciso di stanziare dei fondi per il bonus psicologo. All’interno del decreto Milleproroghe sono infatti state inserite risorse per 20 milioni di cui 10 per il potenziamento delle strutture esistenti (anche per nuove assunzioni) e altri 10 proprio come bonus psicologo, da concedere in base all’Isee. Una decisione che arriva anche sulla scia di una forte mobilitazione social.

A ri-mettere in moto il meccanismo parlamentare è stato soprattutto il deputato del Pd, Filippo Sensi, primo firmatario di un emendamento. “In questi due anni – spiega – è cresciuta in maniera impressionante la richiesta di aiuto psicologico, in particolare tra i giovani. Che sono molto più avanti di noi nel superamento della ritrosia, dello stigma per il quale spesso non si confessa la propria fragilità. Basta sentire tra le persone che conosciamo, tra gli amici, nelle nostre famiglie, noi stessi. Basta mettersi in ascolto di questo grido silenzioso, sempre più acuto, sempre più disperato”.

Ma dietro l’emendamento di Sensi c’è anche l’indignazione rapidamente cresciuta sui social che è poi confluita in una petizione su Change.org, lanciata dal giornalista Rai Francesco Maesano, che ha raggiunto oltre 300mila firme.

Non un investimento sostitutivo rispetto al servizio pubblico, che pure andrebbe potenziato, ma una risposta di civiltà rispetto ai tantissimi che si rivolgono ai professionisti nel silenzio e nell’assenza di qualsiasi tipo di sostegno”, si legge in un passaggio della petizione.

Perché ovviamente resta il tema di una rete pubblica che, con soli 5mila psicologi, non riesce ad accogliere e a soddisfare le richieste di aiuto, con la conseguenza che l’accesso alla terapia finisce per essere prerogativa esclusiva di chi si può permettere i servizi di un professionista privato. E se questo era vero prima, lo è diventato ancora di più a causa della pandemia. Ed è questa la ragione per la quale alcuni ritengono l’iniziativa poco più di una panacea. A questa perplessità, si aggiunge quella di chi ritiene in sé sbagliato lo strumento del bonus.

“Io ne ho fatto anche una questione di uguaglianza, non può curarsi solo chi i soldi li ha. Sono consapevole che il bonus non sia la risposta adeguata, ma se può aiutare qualcuno, non dico a risolvere i problemi, ma ad avviare un percorso, è importante. E comunque è già fondamentale che se ne parli, che si esca dal timore di confessare di avere bisogno d’aiuto”, osserva Sensi.

Lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, ammette che si tratta di “una prima risposta” ma allo stesso tempo è necessario anche “rafforzare tutto il nostro sistema sanitario con un’azione strutturale e sinergica”.

Prima ancora che l’esecutivo trovasse le risorse, alcuni enti locali hanno deciso di muoversi in autonomia. L’iniziativa più rilevante è certamente quella assunta dalla Regione Lazio, la prima ad aver attivato il sostegno psicologico grazie a uno stanziamento di 10,9 milioni di euro per potenziare, fino al 2025, i servizi territoriali, il supporto e l’assistenza presso le scuole.

Ma quanto è esteso questo disagio? I dati più recenti a disposizione sono quelli di una ricerca, pubblicata a dicembre ma condotta a ottobre 2021, dall’Istituto Piepoli per il Cnop, il Consiglio dell’ordine nazionale degli psicologi, su un campione di circa 5.600 professionisti. La sintesi è tutta in una frase: la pandemia “ha influito pesantemente sulla salute mentale” delle persone.

In particolare il 21% dei pazienti ha interrotto il trattamento per problemi economici mentre il 27,5% non lo hanno nemmeno avviato, adducendo sempre la stessa motivazione. La platea è generalmente cresciuta, soprattutto tra i giovani di 18-24 anni, le donne e il ceto medio. In calo invece le richieste di intervento psicologico per gli over 55. In particolare, emerge che la pandemia ha aumentato gli stati d’ansia (+83%), i disturbi dell’umore o depressione (+72%), i problemi dell’adolescenza (+62%) e quelli di coppia e con i figli (+49%).

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