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Gli over 60 italiani continuano a non rispondere alla chiamata della campagna vaccinale: sono 2,29 milioni gli italiani di 60-69 anni ancora senza vaccini anti-Covid. Con 2.043.083 (27,5%) che hanno ricevuto solo la prima dose. Insomma, a fronte dell’effetto variante Delta, abbiamo ancora “oltre 5,75 milioni di over 60 a rischio di malattia grave, privi di adeguata copertura contro la variante Delta”.

A testimoniarlo sono alcuni degli ultimi dati del monitoraggio della Fondazione Gimbe. Nell’ultima settimana, oltretutto, si è registrata una nuova flessione delle somministrazioni di vaccini, che scendono del 4,1% (n. 3.734.039), con una media mobile a 7 giorni di 524.202 inoculazioni/die.

Un rallentamento imputabile all’incertezza relativa alle dosi in arrivo, oltre che alla diffidenza sempre maggiore nei confronti dei vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson. Rimangono tuttavia oltre 6 milioni di dosi già consegnate alle Regioni in attesa di essere inoculate: 2.095.382 di Pfizer/BioNTech, 600.970 di Moderna, 2.365.462 di AstraZeneca, 1.000.007 di Johnson & Johnson.

In generale, l’87,2% degli over 60 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, con alcune differenze regionali: se Puglia, Umbria e Lazio hanno superato il 90%, la Sicilia è ferma al 77,4%.

Contro la variante Delta “i dati provenienti dall’Inghilterra e quelli, seppur preliminari, di Israele – puntualizza Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – confermano l’elevata efficacia del ciclo vaccinale completo nel prevenire le forme severe di Covid-19, le ospedalizzazioni e i decessi. Tuttavia nel nostro Paese il tallone d’Achille della campagna vaccinale è attualmente rappresentato dagli oltre 5,75 milioni di over 60 a rischio di malattia grave privi di adeguata copertura contro la variante Delta”.

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In dettaglio, 2,29 milioni (12,8%) non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino con rilevanti differenze regionali (dal 22,6% della Sicilia al 7,7% della Puglia) e oltre 3,46 milioni (19,4%) devono completare il ciclo dopo la prima dose: 2.495.962 con AstraZeneca, 837.052 con Pfizer-BioNTech, 128.878 con Moderna.

Peraltro, il trend di somministrazione delle prime dosi per fasce di età conferma ormai l’appiattimento delle curve degli over 80 e delle fasce 70-79 e 60-69 e registra una flessione da oltre 4 settimane per la fascia 50-59 anni e da circa 2 settimane per la fascia 40-49, seppure con notevoli differenze nelle percentuali di copertura tra le varie classi anagrafiche

Fra le criticità rilevate da Gimbe, la questione delle consegne delle aziende produttrici: fatta eccezione per Pfizer/BioNTech, “sono state discontinue per tempistiche e quantità, rendendo più difficile la programmazione regionale”.

Nonostante una consistente disponibilità residua (oltre 3,36 milioni di dosi al 7 luglio 2021), “i vaccini a vettore adenovirale non riescono ad essere adeguatamente impiegati sia per le modifiche alle indicazioni d’uso per fasce d’età sia per la crescente diffidenza della popolazione, rendendo la campagna sempre più dipendente dai vaccini a mRna”.

Negli over 50, soprattutto nella fascia 50-59 e 60-69, è evidente l’esitazione vaccinale, in particolare per i vaccini a vettore adenovirale, “frutto di fake news e di una comunicazione istituzionale incapace di trasmettere il profilo rischio-beneficio della vaccinazione che può variare in relazione al contesto epidemiologico. Inoltre, nonostante i proclami, una vera strategia di chiamata attiva non è mai decollata a livello nazionale”, evidenzia il monitoraggio.

“L’incremento dei casi conseguente alla diffusione della variante Delta – sottolinea il presidente Nino Cartabellotta – destinato a continuare nelle prossime settimane, non deve generare allarmismi. Certo – ammette – il dato preoccupa per il suo potenziale impatto sugli ospedali che sarà inversamente proporzionale alla copertura vaccinale completa degli over 60. Ecco perché, oltre a potenziare contact tracing e sequenziamento, occorre sia mettere in campo strategie di chiamata attiva per gli over 60 che non si sono ancora prenotati, sia accelerare la somministrazione delle seconde dosi”.

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