Il video con cui Beppe Grillo tenta di difendere il figlio dalle accuse di stupro continua a girare nella mente di un padre. Per giunta, padre di due figlie. Le notizie di cronaca che arrivano da Campobello di Mazara aggiungono altri elementi che contribuiscono ad accrescere il malessere.
Due messaggi che concorrono a evidenziare da una parte un impressionante vuoto culturale e, dall’altra, quanto sia lontana la parità di genere nella sua espressione più naturale, la libertà sessuale.
Beppe Grillo, con l’aggravante del ruolo politico, per scagionare il figlio, riduce un potenziale stupro di gruppo a una ragazzata, con la donna ovviamente consenziente. Il padre di Campobello di Mazara va oltre. “Mia figlia vi ha raccontato dei fatti non veri, era ubriaca e quindi non era in grado di capire ciò che stava accadendo”, dice ai Carabinieri, secondo quanto riferito dai cronisti giudiziari. La figlia ha appena denunciato uno stupro di gruppo.
La puntualizzazione necessaria è che, in un caso e nell’altro, è la magistratura a dover decidere chi e in che misure sia colpevole.
Resta però, nel padre, un senso di profonda inquietudine. È legato al rapporto tra padre, figlie e figli. Un tema è l’educazione, alla vita, alla sessualità, ai rapporti con l’altro, di fronte a due storie di fallimento. Uno, Grillo, difende il figlio in maniera sguaiata, presumibilmente distorcendo la realtà. L’altro accusa la figlia, pur di difendere la cultura del maschio che trova sempre una femmina ubriaca, e quindi semi-consenziente, sulla sua strada. In tutti e due i casi, salta il rapporto con i fatti, le azioni, le responsabilità e le loro conseguenze.
L’altro tema, più generale ma non meno rilevante, riguarda il ruolo della donna e il rapporto con l’uomo. Emerge, i tutti e due i casi, il senso più profondo della violenza sulle donne: fisica, sociale, culturale. Prima e dopo il concetto stesso dello stupro, c’è uno spesso sottinteso, taciuto o sussurrato, senso di onnipotenza del maschio che pensa di poter disporre della femmina. Con l’aggravante, da tanti percepita come un’attenuante, del gruppo, della condivisione, della goliardia. E, ancora, quel “consenziente” o quel “se l’è cercata” che anche tante donne non riescono a rimuovere dal novero delle possibilità.
In queste storie, nei comportamenti dei figli, ci sono molte colpe dei padri. Che si chiamino o meno Beppe Grillo. Perché il rispetto per gli altri, donne o uomini che siano, si costruisce con l’educazione. Con i padri, e le madri, che la trasmettono alle figlie e ai figli.