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La spending review non è più di moda

laura castelli
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Velasco25 Articolo

C’era una volta la spending review. Ha una storia alle spalle, lunga e controversa. Come obiettivo strategico è stata introdotta nella legge Finanziaria per il 2007, ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che aveva creato al Mef la Commissione tecnica per la finanza pubblica. Poi è passata da una legge all’altra, e da un commissario all’altro.

 

Figura introdotta da Mario Monti nel 2011, ha visto alternarsi Enrico Bondi, Mario Canzio, Carlo Cottarelli, Yoram Gutgeld (con la consulenza di Roberto Perotti). Il Governo Conte I, quello giallo-verde, ne individua due: i viceministri all’economia Laura Castelli e Massimo Garavaglia. I commissari ci sono ma nessuno se ne accorge. Oggi, nel secondo governo Conte, quello giallo-rosso, le deleghe sono appena tornate a Laura Castelli. Un giro lungo per certificare che la spending review, eterna incompiuta, non ha più neanche le attenzioni di una volta. Era un obiettivo, fallito, oggi è una formalità mal sopportata.

 

Lo stallo nella revisione della spesa, a prescindere dalle storie personali, è scritto comunque nei numeri. Insufficienti, soprattutto per le esigenze di un’economia come quella Italiana. La maggior parte degli economisti concorda nel sostenere che la spending review sia la strada obbligata per finanziare da una parte la crescita e dall’altra la riduzione del debito pubblico. Ovvero, le due priorità indiscutibili della politica economica.

 

Ma per essere efficace la spending review deve tornare alle origini, al significato che gli ha dato Padoa-Schioppa quando l’ha introdotta nel dibattito politico italiano: non una somma di tagli ma l’analisi delle spese e del funzionamento della macchina pubblica con l’obiettivo di renderla, finalmente, più efficiente.

 

Dovrebbe essere una priorità anche oggi, nonostante le risorse in arrivo con il Recovery Fund. Anzi, a maggior ragione, una revisione della spesa pubblica dovrebbe accompagnare i nuovi piani di spesa. Ma accostando Tommaso Padoa-Schioppa e Laura Castelli si ha la percezione netta della realtà: la spending review non va più di moda.

 

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