Servono idee, strategie e risorse. Le analisi, e i dubbi, di Carlo Cottarelli, Roberto Nicastro e Carlo Alberto Carnevale Maffé. La versione completa di questo articolo, a firma di Fabio Insenga, è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio.
L’emergenza Coronavirus ha sottoposto tutti – governo, politica, imprenditori, lavoratori, cittadini – a un gigantesco sforzo di comprensione. È stato da subito difficile capire, e accettare, la portata del problema. Prima da un punto di vista sanitario, con le prescrizioni necessarie a contenere il contagio, poi da quello umanitario, con il dilagare della malattia e il progressivo aggravarsi della contabilità dei morti. Sono arrivate quindi le implicazioni sociali, con le difficoltà crescenti ad assicurare la tenuta del Paese, e quelle economiche. Il fattore tempo ha giocato un ruolo chiave nell’interazione tra queste diverse dimensioni. Anche solo nella percezione pubblica, condivisa, delle priorità. A una prima fase di totale dedizione all’emergenza sanitaria ne è seguita una più complessa in cui la dialettica tra presente e futuro ha iniziato a farsi più serrata. La realtà ha preso binari paralleli e ha iniziato a scontare il peso della mancanza di riferimenti nel passato. Quando si parla di una situazione senza precedenti, non si esagera. Almeno se ci si riferisce alla nostra epoca e al nostro mondo. Qualcosa di assimilabile, anche se solo in termini di disorientamento collettivo, può essere rintracciato nell’attentato alle Torri Gemelle.

C’è però una sostanziale differenza tra le responsabilità di chi è chiamato a prendere decisioni e la percezione dell’opinione pubblica. Guardare avanti, pensare a quello che verrà il giorno dopo, è l’unico approccio possibile per evitare che i danni possano diventare irreparabili. Ci sono macerie che vanno rimosse e c’è una ricostruzione da programmare. Servono idee, strategia e più risorse possibile. Il governo ha scelto di farsi affiancare da comitati di tecnici, quello scientifico per le implicazioni sanitarie e quello di esperti in materia economica e sociale, guidato da Vittorio Colao. La tentazione di affidarsi a task force, commissari e consulenti esterni ricorre nelle situazioni più complesse ma quasi sempre, finora, i risultati sono rimasti confinati nel recinto delle buone intenzioni. Un caso emblematico, l’impresa mai realizzata della spending review.
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