Il numero degli incubatori in Italia è cresciuto del 15,2% negli ultimi 12 mesi, arrivando a quota 197. Oltre 6 realtà su 10 si trovano nel nord del Paese (la Lombardia in particolare ospita il 26% degli incubatori italiani). La crescita più rilevante, però, viene registrata nell’Italia meridionale e insulare dove gli incubatori crescono del 21%. Si stima un totale di circa 1.100 dipendenti ed un fatturato di circa 390 milioni di euro. I dati provengono dal terzo report sull’impatto degli incubatori e acceleratori italiani, realizzato dal team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM) con base al Politecnico di Torino, in collaborazione con Italia Startup e PNI Cube.
Il report è stato redatto in seguito al coinvolgimento degli incubatori e acceleratori italiani (in questo caso lo studio non distingue il diverso tipo di struttura), facendo una mappatura a livello nazionale di tutte le attività relative alle startup. L’impatto sociale è il settore maggiormente ospitato: più della metà degli incubatori ha supportato organizzazioni di questo tipo (51,9%). Per quanto riguarda l’analisi dei settori di appartenenza, rispetto all’anno scorso, i “social incubator” hanno fatto registrare un aumento del numero di realtà che operano nel settore legato alla protezione dell’ambiente (da 28 a 72), mentre rimangono ben rappresentati i settori salute/benessere (38 realtà) e cultura, arti e artigianato (31 realtà).
Gli incubatori italiani ritengono molto rilevante offrire servizi di accompagnamento manageriale, supporto nello sviluppo di relazioni (networking) e supporto alla ricerca di finanziamenti. Rispetto all’anno precedente, la media dei finanziamenti ricevuti dalle organizzazioni incubate è cresciuto da 1,18 milioni di euro a 3,30 milioni di euro (+179%). Il 27% degli incubatori italiani detiene quote societarie nelle organizzazioni incubate. Il numero delle startup incubate in Italia è passato da circa 2.400 a circa 2.800 (+15%). Si conferma il dato del 40,4 % delle startup incubate che operano in servizi di informazione e comunicazione. Il secondo settore più rappresentato rimane quello legato ad attività professionali, scientifiche e tecniche, con il 27,2% del totale. Il terzo settore maggiormente rappresentato è il manifatturiero con il 19,4%. Più del 70% delle startup incubate si trova nell’Italia settentrionale, ma anche in questo caso la crescita maggiore si registra al sud.
Per quanto riguarda la natura giuridica, il 62,4% degli incubatori è di natura privata, il 15,2% ha natura pubblica (cioè questi incubatori sono gestiti esclusivamente da amministrazioni o enti pubblici, spesso tramite la creazione di società «in-house») e il 22,4% ha natura ibrida. Nel totale, sono presenti 18 incubatori corporate (cioè legati a imprese di grandi dimensioni) e 27 incubatori universitari.
Come sottolineato dal Prof. Paolo Landoni del Politecnico di Torino, direttore scientifico della ricerca, “ci aspettavamo potesse iniziare ad esserci un rallentamento del fenomeno di incubazione e accelerazione dopo la forte crescita degli ultimi anni, invece nascono nuovi incubatori e acceleratori e molti di quelli esistenti si consolidano in termini di fatturato e numero di imprese incubate. Mi fa piacere sottolineare che la crescita più significativa si registra nel sud Italia”.
“Gli acceleratori e incubatori italiani – ha commentato Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup – svolgono un ruolo cruciale di scouting, di accelerazione e di accompagnamento delle giovani imprese innovative, soprattutto nella loro fase di avvio. Il nostro auspicio, tra gli altri, è che il Fondo Nazionale Innovazione abbia particolare attenzione nei confronti di questi importanti attori dell’ecosistema italiano, diffusi capillarmente sul territorio e concentrati soprattutto nella delicata fase di primo sviluppo delle startup italiane”.