Negli ultimi 5 anni, tra il 2013 e il 2018, il settore dell’artigianato, che in Italia conta oltre 1,3 milioni di imprese, ha perse quasi 100mila. E’ quanto risulta dall’ultima fotografia scattata da Unioncamere e InfoCamere che sottolinea come però si stiano affermando nuovi mestieri a scapito di alcuni dei più tradizionali.
Nel ‘cambio di pelle’ dell’artigianato italiano aumentano, per esempio, le imprese di pulizia, utilizzate soprattutto per uffici e aree commerciali, con quasi 5.700 unita’, i tatuatori (+4.315), i giardinieri (+3.554), le agenzie di disbrigo pratiche (+1.809) e i parrucchieri ed estetisti (+1.758).
Crescono anche le imprese che confezionano accessori d’abbigliamento o le sartorie su misura, così come i designer, di moda e per il settore industriale. Si riducono invece le imprese di costruzioni e quelle che si occupano di ristrutturazione, i “padroncini” addetti ai trasporti su strada, gli elettricisti, i falegnami e i meccanici. Muratori e “padroncini” diminuiscono rispettivamente di quasi 24mila e oltre 13mila unità.