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Wireless fisso per un’Italia più connessa

In Italia quasi 3 famiglie su 10 non utilizzano una connessione web in casa. Difficile a credersi ma, secondo i dati pubblicati dall’Istat nel rapporto “Internet@Italia2018”, lo scorso anno l’accesso alla rete è stato effettuato dal 71,7% dei nuclei familiari nazionali, con il 28,3% della popolazione che non si è servito di una linea internet nella propria abitazione. Un quadro che non entusiasma, soprattutto se si pensa che tali risultati posizionano il Belpaese al terzultimo posto nella graduatoria europea degli utenti web – nel 2015 la media UE era del 76% – davanti solamente a Bulgaria e Romania. Dal Trentino alla Sicilia le motivazioni di uno scarso uso di Internet sono molteplici: fattori generazionali, mancanza di interesse, scarse competenze o assenza di infrastrutture che garantiscano una connessione veloce, specialmente in zone periferiche del territorio. Nel tentativo di superare quest’ultimo disagio, sono sul mercato oramai da anni operatori in grado far arrivare la connessione web a casa degli utenti non attraverso cavi ma con ponti radio, da dove in seguito il segnale viene distribuito in Wi-Fi. Da circa 2 anni, al fine di garantire una rappresentanza istituzionale all’intera industria del “wireless fisso”, è nata così la Coalizione per il Fixed Wireless Access (CFWA), una realtà formata da oltre 60 operatori e dal valore di 3 miliardi di euro. Per scoprire meglio di cosa si tratta abbiamo intervistato il presidente Luca Spada.

Partiamo da zero, a 2 anni dalla nascita, cos’è oggi CFWA?

La Coalizione nasce con un obiettivo ambizioso: mettere assieme tutti gli attori della filiera legata alla tecnologia fixed wireless – quindi operatori di rete, vendor e WISP fornitori del servizio di connettività – al fine di dargli quella rappresentanza istituzionale che era sempre mancata. A distanza di 2 anni, possiamo dirci che è stata una scelta coraggiosa ma ricca di soddisfazioni.

Si tratta sicuramente di una realtà innovativa. Ad oggi cosa rappresentano CFWA e il fixed wireless nel panorama nazionale?

mercato del FWA è in piena espansione, come certificato dall’Osservatorio Trimestrale Agcom e riconosciuto anche nella recente Relazione Annuale. In questo contesto, la CFWA rappresenta la quasi totalità degli operatori per un fatturato complessivo vicino ai 3 miliardi di euro e più di 8.500 collaboratori.

Quali sono i principali risultati raggiunti finora e quali sono i maggiori ostacoli che avete incontrato?

Il primo ostacolo è stato sicuramente la frammentazione del settore, fattore che rende ancora più soddisfacenti i risultati raggiunti. Primo fra tutti, quello di aver visto riconosciuto il ruolo della FWA nella recente Delibera Agcom che regola la comunicazione delle offerte di connettività sul mercato. Basta quindi all’abuso di termini come “super-fibra” o “iper-fibra”, ma chiarezza e trasparenza per i consumatori.

A livello operativo in che modo si articola la vostra attività sul fronte istituzionale?

Abbiamo da anni un rapporto avviato e consolidato con i principali interlocutori istituzionali del nostro settore. Ovviamente stiamo lavorando affinché le relazioni siano positive e proficue anche con il nuovo governo. Le premesse ci sono tutte e speriamo si possa fare un grande lavoro, il settore ne ha bisogno.

Rispetto all’arrivo della tecnologia 5G, di cui sempre più si parla, qual è la posizione della Coalizione?

Partiamo col dire che il 5G non è una singola tecnologia ma un’architettura di rete che porterà ad avere maggiori prestazioni in termini di velocità e latenza, così da rendere possibili servizi che al momento risultano preclusi, come ad es. la realtà aumentata o la guida autonoma. Essendo quindi necessario un enorme numero di collegamenti radio – antenne e small cells – riteniamo il FWA rientri perfettamente nei criteri del 5G, soprattutto nelle aree esterne ai centri urbani dove già ora siamo gli unici a portare connettività a banda ultra-larga. Nostro obiettivo resta ridurre lo speed divide.

Quali sono oggi le principali criticità del vostro settore? In che modo si potrebbero superare?

È una domanda che forse meriterebbe un approfondimento che non abbiamo il tempo di fare. Diciamo che le priorità sono 2: aprire il più possibile l’offerta di frequenze da parte dello Stato, rendendo disponibili bande al momento di pertinenza di soggetti pubblici o destinate solo all’uso privato; verificare l’attuazione dei piani di Open Fiber nelle aree C e D (quelle a fallimento di mercato su cui gli investimenti sono finanziati con soldi pubblici), affinché le nostre antenne (cd. BTS – stazione radio base) siano connesse alla rete in fibra ottica pubblica evitando inutili duplicazioni di servizio e nella massima collaborazione con gli operatori privati presenti sul territorio.

Operate in un settore dalle enormi potenzialità: quali sono i reali margini di crescita in Italia?

I margini sono enormi perché condizionati dalla esponenziale crescita di richiesta di connettività. Solo per dare un dato: in un 1 anno – dal 2016 al 2017 – gli accessi al FWA sono cresciuti del 18%, raggiungendo il 6% del mercato broadband e il 4% di quello ultra-broadband. Ci aspettiamo una progressione simile anche per il 2018. Sono numeri importanti, che hanno portato il settore a superare il milione di clienti e a proiettarci ad un potenziale raddoppio nell’arco dei prossimi 5 anni.

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