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Telecom, la vera partita di Cdp

Dentro una battaglia finanziaria per un obiettivo strategico, industriale. Cdp ha deciso di intervenire direttamente nel capitale di Tim per incidere su una decisione ritenuta cruciale: lo scorporo della rete e la futura alleanza con Open Fiber, società partecipata dal gruppo di via Goito e da Enel. Ma c’e anche altro: “un’ipoteca sul futuro raggio d’azione” della stessa Cdp. A pochi giorni dal cda che ha dato il via libera all’ingresso della Cassa nella società telefonica con una quota fino al 5%, autorevoli fonti vicine al dossier sintetizzano così, parlando a Fortune Italia, una mossa che, si assicura, “ha tutta la copertura politica che serve”. Non tanto quella del governo uscente, non è mancata qualche voce critica di peso, ma quella della potenziale maggioranza che potrebbe presto esprimere un nuovo governo. Del resto, ci sono stati contatti approfonditi prima di arrivare alle decisione di intervenire. In gioco, insieme a Tim e all’asset della rete, c’e’ anche, se non soprattutto, il ruolo che Cdp potrà svolgere nei prossimi anni. La partita, in sostanza, “è più ampia e riguarda anche la mission di medio-lungo termine costruita dagli attuali vertici”. Il presidente Claudio Costamagna e l’Ad Fabio Gallia hanno il mandato in scadenza a giugno, dopo la decisione di attendere il prossimo governo per procedere al rinnovo.

Lo scenario in cui la svolta decisionista di Cdp va a inserirsi e’ quello di una accesa contesa sull’assetto e sulla governance di Telecom. Da una parte il primo azionista francese Vivendi, dall’altra il fondo americano Elliot, entrato per sovvertire l’equilibro esistente. Ora, si fa notare, a pesare c’è anche un azionista italiano, che “entra nella partita finanziaria per un obiettivo strategico, industriale”. Cdp sarà schierata con Elliot e entro il 13 aprile deve presentare il proprio pacchetto azionario per il voto in assemblea. Sullo stesso fronte si preparano i fondi. I proxy advisor Glass Lewiss e Iss hanno invitato i propri clienti ad appoggiare la proposta del fondo americano.

La mossa di Cdp viene letta in maniera opposta da chi sostiene con forza le ragioni del libero mercato e da chi, invece, rivendica il ruolo essenziale dell’indirizzo della politica industriale su un tema strategico per eccellenza, come quello della rete. Sul primo fronte, quello dei liberisti piu’ convinti, si denuncia l’ennesimo, arbitrario, tentativo di difesa dell’italianità in un Paese che non vuole accettare che investitori stranieri possano operare liberamente nelle grandi aziende italiane. Eloquente, in questo senso, la reazione fatta trapelare a caldo da Vivendi. “Ogni azionista è benvenuto se porta valore aggiunto e l’ingresso della Cdp non viene considerato un’operazione ostile anche perché se lo fosse sarebbe un messaggio negativo per tutti gli investitori stranieri che investono sull’Italia”, hanno fatto notare fonti finanziarie interpellate sulla posizione del gruppo francese. Dall’altra parte, ci sono le ragioni di chi continua a credere nella necessità di preservare gli interessi nazionali e benedice una scelta che riporta attenzione sulle scelte strategiche, ritenute indispensabili per non compromettere gli interessi del sistema Paese. A rassicurare rispetto alle intenzioni del governo uscente e’ il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Per la cronaca nessuno sta mettendo lo Stato da nessuna parte ma supportando un progetto che prevede una pubblic company, sogno proibito di ogni liberista ben educato”, ha sintetizzato in un tweet.

Ora l’orizzonte è segnato dai prossimi appuntamenti societari. Al momento, resta ancora da chiarire cosa si voterà all’assemblea del 24 aprile e se ci sarà o meno l’assemblea del 4 maggio. Telecom ha comunque precisato che la decisione del collegio sindacale di ammettere al voto le richieste del fondo Usa (revoca di sei amministratori in quota Vivendi e nomina di altrettanti candidati indipendenti), all’odg della prima assemblea, non incide sull’assemblea del 4 maggio, che resta convocata per il rinnovo integrale del Consiglio. Oggi, intanto, si riunisce il consiglio di amministrazione di Tim per discutere del possibile ricorso al Tribunale di Milano sull’agenda dei lavori dell’assemblea del 24 aprile. Le prossime, in ogni caso, saranno settimane cruciali per il futuro della società telefonica. E lo saranno anche per il ruolo che Cdp assumerà nei prossimi anni.

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