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La gara per l’Ilva finisce sul tavolo di Cantone

Rischia di riaprirsi completamente la partita per l’aggiudicazione dell’Ilva. Il vice premier Luigi Di Maio ha inviato i documenti sulla cessione ad Arcelor Mittal all’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone dopo aver ricevuto una lettera del presidente della regione Puglia Michele Emiliano che evidenziava irregolarità nella gara. Il dossier – secondo quanto apprende l’Ansa – riguarda la ”segnalazione di possibili anomalie della procedura di gara per il trasferimento a terzi dei complessi industriali facenti capo alle imprese del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria”.

L’aggiudicazione dell’Ilva a AmInvestco, la cordata guidata al 51% dalla multinazionale Arcelor Mittal a cui partecipa con il 15% anche il gruppo Marcegaglia Carbon Steel, ha seguito una “procedura ad evidenza pubblica che presenta zone d’ombra che andrebbero chiarite per accertare se effettivamente tale aggiudicazione sia avvenuta in favore della migliore offerta”, scrive il governatore della Puglia nella lettera.

Dall’esame della documentazione “non emerge quali siano stati i criteri (predeterminati) di aggiudicazione del contratto che avrebbero ‘vincolato’ il ministero dello Sviluppo economico a preferire la società Am InvestCo alle altre partecipanti, tra le quali- in particolare- la cordata Acciatialia, che aveva offerto la auspicata decarbonizzazione dell’impianto Ilva di Taranto”, scrive Emiliano. Secondo il governatore è “incongrua” la preferenza accordata alla Ami srl “perchè sostanzialmente basata solo sull’offerta economica, senza alcuna considerazione degli aspetti qualitativi della medesima”. Emiliano ricorda che AcciaItalia aveva proposto un piano ambientale da eseguire entro il 2021, con l’utilizzazione di tecnologie a minore impatto ambientale, mentre la Ami aveva offerto modifiche al piano ambientale con una dilatazione degli interventi sino al 2023. Non solo: la proposta della prima cordata avrebbe previsto a regime sino a 10.500 lavoratori, a differenza della seconda che prevede “8100 unità lavorative a regime”.

E “appaiono ben più esigui” anche gli investimenti proposti da Ami rispetto ad Acciatalia. L’aggiudicazione è stata disposta a favore di una cordata che “notoriamente concentra una cospicua fetta della produzione di acciaio a livello europeo e mondiale, nonché quote di mercato Ue- fa notare ancora Emiliano- con un evidente e conclamato rischio antitrust, essendo superiori al 40%”. Il presidente della regione Puglia evidenzia che la Commissione europea ha dato il suo via libera “sotto condizione”: “l’eliminazione del gruppo Marcegaglia dal consorzio di acquisto e numerose cessioni di altri impianti”. “Sotto tale profilo -scrive – l’operazione evidenzia altre criticità, con particolare riferimento alle modifiche sostanziali del soggetto aggiudicatario”.

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