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Europa della Difesa, gli esperti si confrontano su opportunità e minacce dello scenario attuale

Il futuro della Difesa europea riguarda, in maniera trasversale e olistica, tutti i settori interessati dai moderni conflitti. Viviamo oggi una dimensione in cui i nuovi equilibri internazionali e gli eventi bellici recenti hanno rimesso al centro la necessità di elaborare strategie che garantiscano la sicurezza della nostra società, in uno scenario in cui la minaccia cibernetica ha ridotto la distanza fra dimensione civile e militare.

Per rispondere all’urgenza di un confronto su queste tematiche si è tenuto il convegno ‘Europa della difesa: regolazione export militare, scenari globali di innovazione strategica e space warfare’ organizzato dalla Fondazione Icsa e Fortune Italia.

“Lo scopo principale della Fondazione è quello di approfondire temi per fornire una visione che nasca dalla nostra esperienza e sia resa disponibile alla collettività”, spiega il Generale Leonardo Tricarico, presidente di Icsa, che prosegue: “il piatto forte del confronto è la legge 185/90”, la norma che regolamenta la vendita degli armamenti a livello internazionale, che riecheggia scenari del passato senza alcuna rispondenza col presente.

“La visione dominata dalla lettura liberale di un sistema di valori globali comuni si è sgretolata dopo gli attentati dell’11 settembre, fino ai conflitti armati oggi drammaticamente attuali in Europa e Medio Oriente”, commenta Nicola Colacino, associato di Diritto internazionale del Casd, per rappresentare la necessità, avvertita da più parti, di un ripensamento della norma italiana. “Un primo passo è stato fatto dall’attuale compagine del Governo, che ha anche annunciato la reintroduzione del Cisd”, aggiunge il Generale Tricarico, riferendosi alla ricostituzione del Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamenti per la Difesa, istituito contestualmente alla legge e poi soppresso nella successiva modifica del 1993.

Nell’annunciata revisione della 185/90 si dovrà considerare l’impianto comune di “un’Europa con le stellette”, ovvero di un’Unione europea che sia anche importata sulla Difesa e su un comune comparto militare. Perché resta il fatto che l’economia della difesa e dell’intelligence sono aree interdisciplinari che richiedono una profonda comprensione delle dinamiche geopolitiche e una capacità di lettura degli eventi e previsione delle minacce che, “per loro natura, non cambiano o si evolvono, semplicemente si sommano”. Ne è convinto il contrammiraglio Pietro Alighieri, direttore nazionale degli Armamenti del ministero della Difesa.

I conflitti in atto hanno riportato in campo la guerra convenzionale, dice Alighieri, “facendo emergere l’inadeguatezza della nostra industria della difesa nel supportare uno sforzo bellico di tale portata”. Lo strumento militare di difesa deve essere evoluto, ma anche ben bilanciato. “La risposta alle minacce non è la sommatoria delle nostre capacità, ma ne è il prodotto. Di tutte le competenze in nostro possesso, se una ha un valore minimale o pari a zero, il prodotto finale sarà pari a zero e correremo un rischio di discontinuità come quello che ha interessato Israele, con danni considerevoli”.

La rinnovata competizione geopolitica e la recrudescenza delle instabilità sulla Terra viene proiettata poi verso lo Spazio. A tracciare questo assunto è il Generale Davide Cipelletti, capo ufficio generale Spazio del ministero della Difesa, che ricorda come “già nel 2020, il vicecomandante della space force americana aveva dichiarato che la minaccia cyber sarebbe diventata la più probabile nello Spazio”. Cyber e spazio sono domini pervasivi, trasversali e interconnessi tra loro, “capaci di generare effetti sul campo di battaglia, ma soprattutto sulla nostra società, con una chiara minaccia ai servizi essenziali dei Paesi”, continua Cipelletti. Per l’Italia – secondo Paese europeo in termini di attività in orbita e terzo per investimenti nel settore – proteggere gli interessi nazionali nel dominio spaziale, anche da attacchi cyber, contribuisce alla resilienza dell’intero sistema-Paese.

È chiaro che un nuovo equilibrio si renderà necessario a seguito dell’avvio dei conflitti recenti. Secondo Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space: “Le soluzioni di sicurezza informatica sono un must in qualunque segmento spaziale, che siano legacy o di nuova concezione”.
È necessario sfruttare l’esperienza per comprendere i vincoli operativi e la necessità di interazione fra “industria che realizza e utenza finale, anche di natura militare, al fine di integrare la sicurezza in tutti i segmenti del sistema”. Bisognerebbe quindi progettare un sistema spaziale futuro che acceleri l’implementazione di sicurezza informatica di modelli aperti, continua l’Ad di Thales Alenia Space, “soprattutto se facciamo riferimento a modelli commerciali – l’esempio di Starlink per operazioni militari – bisogna valutare la minaccia insita nell’utilizzo di un’architettura aperta”. Anche nazioni e attori rivali hanno conoscenza sofisticata del comando e controllo satellitare e di reti di distribuzione, “e molti sistemi progettati sono nati prima che lo spazio fosse considerato un luogo conteso e di potenziale conflitto”. L’information superiority la costruiamo con i sistemi, uno su tutti quello di navigazione satellitare – Galileo – di cui Thales Alenia Space sta progettando il sistema di seconda generazione. Spazio e telecomunicazioni satellitari rappresentano quindi un tema in evidenza nelle agende di molti Stati, a causa delle capacità cibernetiche offensive. La crittografia delle comunicazioni è uno dei punti chiave su cui lavorare, in vista della rivoluzione quantistica che, ormai alle porte, velocizzerà le opportunità, ma anche i rischi.

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