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Confindustria: prevista nuova frenata economia italiana

Nel 2018-2019 il Pil rallenterà più del previsto: non si tratta di una funurea profezia ma delle stime del Centro studi di Confindustria (CsC). Dopo quella che sembrava essere una modesta ripresa dell’economia italiana, la valutazione firmata dal Csc di Via dell’Astronomia non promette bene per il prossimo futuro in cui ci sarà un peggioramento “più ampio” di quello che era stato stimato nel 2017. Il Pil è previsto “quest’anno all’1,3% (la stima precedente era +1,5%) e decelera ulteriormente all’1,1% nel 2019 (dal +1,2%). L’occupazione crescerà ad un ritmo sotto l’1% sia nel 2018 sia nel 2019”, scrive il CsC, rimarcando il problema del lavoro a tempo indeterminato che lo scorso anno e nei primi 5 mesi del 2018 “ha smesso di crescere mentre quello a termine ha registrato una impennata”. Un problema che potrebbe in parte essere tamponato da un’eventuale approvazione a Legge del decreto dignità, che metterebbe i bastoni tra le ruote alle imprese che sopravvivono a suon di contratti a tempo determinato.

Ma la preoccupazione di Confindustria ora, viaggia anche in direzione delle dirette conseguenze di queste previsioni di rallentamento che “lasciano poco spazio di manovra sui conti pubblici”, avverte il capoeconomista di Confindustria, Andrea Montanino, illustrando il rapporto di giugno del Csc. E se da una parte non c’è “un’indicazione esplicita” sulla scelta da fare rispetto all’eventuale aumento dell’Iva per le clausole di salvaguardia, dall’altra risulta chiaro che “non si può più fare come in passato: probabilmente non aumentare l’Iva e finanziare tutto a deficit sarebbe un errore – sottolinea Montanino – Aumentare l’Iva e basta avrebbe effetti recessivi importanti. Aumentare l’Iva per finanziare investimenti pubblici addizionali potrebbe invece avere effetti positivi”. Il rapporto ricorda che “è stata chiesta ed ottenuta molta flessibilità dall’Europa, quasi 30 miliardi, e le clausole di salvaguardia sono state disinnescate per tre quarti in deficit, il debito pubblico non è calato”. Per gli economisti di Confindustria “è plausibile la richiesta di una manovra correttiva in corso d’anno”. Nello scenario di previsioni di giugno del CsC “la correzione richiesta quest’anno sarebbe di 0,5 punti di Pil, pari a 9 miliardi”. Nel 2019 “la correzione dovrebbe essere di 0,6 punti, quasi 11 miliardi, poco meno di quanto entrerebbe dall’attivazione della clausola d salvaguardia”.

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