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Insoddisfatti, soli ma più attenti alla salute: come stanno gli europei

Stada

Se, come recita l’adagio, l’importante è la salute, nel Vecchio Continente la soddisfazione dei cittadini per i sistemi sanitari appare in discesa costante da anni, mentre le preoccupazioni per le proprie condizioni aumentano. Ma, soprattutto, peggiora l’autovalutazione della salute mentale degli europei, che tutto sommato si giudicano felici ma fanno i conti con le difficoltà della sanità (a partire dalle liste d’attesa) e un’epidemia di solitudine fra i giovani.

È una ‘fotografia’ interessante, quella che arriva dal decimo Stada Health Report 2024, un’indagine realizzata dall’azienda (specializzata in farmaci equivalenti, specialistici e prodotti consumer healthcare senza obbligo di prescrizione) su un campione di 2.000 persone rappresentativo di 46.000 intervistati in 23 Paesi europei e presentata oggi a Roma alla stampa internazionale.

Il responso? La sanità europea richiede una serie ‘messa a punto’. Ma d’altra parte i cittadini sempre più spesso sembrano convinti che ‘chi fa da sé fa per tre’: cresce infatti, e questo è un bene, il numero di persone che hanno deciso di fare qualcosa per la propria salute, dall’attività fisica a una dieta sana.

E gli italiani? La soddisfazione per il sistema di cure è al 48%, lontana dal record positivo dei belgi (85%) ma anche dal 26% degli ungheresi (la media europea è al 56%). D’altra parte i nostri connazionali sono fra i più attivi, ci dice il rapporto. Ma, soprattutto, spiccano fra i sostenitori più convinti della medicina convenzionale, in cui ha fiducia il 77% degli italiani intervistati (contro una media europea del 69%).

Un momento della presentazione del report. Il primo da sinistra è Salvatore Butti, l’ultimo Peter Goldschmidt/Credits Fortune Italia

Un trend da non sottovalutare

Come sottolinea Peter Goldschmidt, Ceo di Stada, “volevamo comprendere il quadro generale, ma anche le specificità a livello di singoli Paesi. E i cittadini europei ancora una volta si sono pronunciati: la soddisfazione per l’assistenza sanitaria è peggiorata per il quarto anno consecutivo, una tendenza allarmante che noi, insieme ai responsabili politici, alle autorità regolatorie, ai medici e ai farmacisti, dobbiamo capire, affrontare e invertire. Allo stesso tempo, è però incoraggiante vedere persone di ogni genere, background e fasce d’età che si adoperano per prendersi cura della loro salute, sia fisica che mentale”.

Sanità in affanno

“La questione liste d’attesa non è solo una priorità italiana, un risultato in parte sorprendente”, dice a Fortune Italia Salvatore Butti, General Manager & Managing Director di EG Stada Group. L’accesso alle visite mediche, lo standard dei servizi, la carenza di personale e una generale sfiducia nei confronti dei responsabili politici della sanità sono infatti fra le cause di insoddisfazione nei confronti dei sistemi sanitari del Vecchio Continente. “Forse – commenta Butti – occorre una visione più a lungo termine per affrontare queste criticità, che emergono a livello europeo”.

A conti fatti, la soddisfazione dei cittadini è diminuita di 18 punti percentuali dal 2020. Gli ungheresi, che partecipano per la prima volta, sono i più insoddisfatti del loro sistema sanitario: il 72% lo ritiene insufficiente, seguito da Kazakistan (67) e Serbia (65). Rispetto al 2023, il Regno Unito (-11 punti percentuali), il Kazakistan (-10 punti percentuali) e la Germania (-8 punti percentuali) hanno registrato i cali più significativi.

I risultati: sanità, felicità e solitudine

Se la soddisfazione per i sistemi sanitari è ai minimi storici (56%), la buona notizia è che questo ha spinto i più intraprendenti alla prevenzione: esercizio fisico regolare, dieta sana, ricorso a integratori e sostegno del benessere mentale sono scelte adottate per prendersi cura di sè.

Inoltre il 67% degli europei si dice felice, ma più della metà (52%) fa i conti con la solitudine, un problema in particolare (e questo potrebbe sorprendere) i più giovani.

La ricetta

Cosa fare per migliorare i servizi? Per quasi 1 europeo su 2 (48) i responsabili delle politiche sanitarie dovrebbero avere un background correlato alla salute e una percentuale simile (47) chiede un aumento dei salari per gli operatori. Insomma, competenza a livello decisionale e incentivi per chi si occupa dell’erogazione delle cure.

In questo quadro c’è da notare che quasi 7 europei su 10 (69) si affidano con fiducia alla medicina convenzionale, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2022. Se siete curiosi, sappiate che Finlandia (84) e Spagna (82) sono in cima alla lista, e che i cittadini europei maschi (73) sono più propensi a fidarsi della medicina convenzionale rispetto alle donne (65). “Un altro dato sorprendente”, commenta ancora Butti, “se consideriamo che poi alla fine sono le donne a fare le scelte di salute per la famiglia”. A pesare su questo dato, suggerisce Magali Geens, managing director Emea di Stada, “potrebbe essere anche il fatto che, storicamente, la maggior parte dei farmaci è stata testata sugli uomini” e, dunque, le donne si trovano con un armamentario di terapie non sempre della massima efficacia. Sia come sia, è forte l’esigenza di un approccio più olistico alla salute.

In questo quadro, medici e farmacisti si rivelano preziosi per il 48% degli intervistati. I consigli degli esperti sono particolarmente apprezzati in Belgio e Irlanda (entrambi 56%), Germania e Paesi Bassi (55), Danimarca e Regno Unito (53).

Chi fa da sè

Ma a colpire è l’atteggiamento nuovo dei cittadini di fronte alla salute: l’89% fa almeno una cosa per migliorare il proprio benessere generale. E il 93% degli italiani afferma di prendersi cura di sè, poco meno rispetto ad austriaci e spagnoli, ma in linea con i francesi e in cima alla classifica.

In Finlandia (66), Spagna (62) e Italia (60), inoltre, le persone sono più attive fisicamente rispetto alla media (50). E ancora, un terzo degli intervistati si sottopone a controlli sanitari preventivi (33) o assume integratori alimentari (32). Non solo: il 31% considera anche il tempo trascorso con i propri cari un investimento per il proprio benessere generale.

Un’epidemia nell’era dei social

Come anticipavamo però, nell’epoca di social e nativi digitali, emerge una causa di malessere dilagante. Gli esperti parlano di una vera e propria epidemia di solitudine nel Vecchio Continente: il 52% dei cittadini, in Italia siamo al 57%. In barba a connessioni, tablet e schermi vari, il 63% dei giovani tra 18 e 34 anni si sente solo.

Stregati da telefonino e chat, sembrano aver perso gli skill per ‘socializzare’ nella realtà. Ma l’overdose di tempo trascorso online rappresenta solo una parte del problema: le giovani generazioni infatti citano il lavoro (27) come il principale fattore di solitudine e, di conseguenza, chiedono un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Le cose stanno cambiando velocemente, non solo sul fronte della salute, ed è fondamentale tenerne conto “per progettare le politiche di domani”, riflette Butti.

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