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Il futuro è senza fumo. Intervista al Ceo di BAT Tadeu Marroco

Tadeu Marroco è il Chief executive che non ti aspetti. Il numero uno di British American Tobacco dal 2023 non è il classico manager ingessato, rigido che tiene le distanze dandoti del lei: ti accoglie col sorriso, chiede se potete darvi del tu e ti fa accomodare. Poi, inizia l’intervista e ti rendi conto perché l’Ad di BAT – ha da poco tagliato il traguardo dei 32 anni nell’azienda – è a capo di una multinazionale del tabacco: dati snocciolati con naturalezza, conoscenza della concorrenza e nessun “no comment” alle domande scomode.

L’intervista

La sua esperienza trentennale le consente di osservare le cose da un punto di vista privilegiato. Come considera l’evoluzione dell’industria del tabacco dagli anni 90 ad oggi e cosa significa essere alla guida di un Gruppo che sta vivendo un cambiamento rivoluzionario nelle sue politiche industriali?

Crediamo che attualmente l’intera industria del tabacco stia mutando pelle: gli ultimi dieci anni sono stati emozionanti. Per noi di BAT il cambiamento significa creare un futuro diverso per i fumatori adulti – quello che noi chiamiamo “a better tomorrow” – la società e il nostro business. È un viaggio nel quale l’innovazione tecnologica è parte fondamentale dei nostri progetti e ci sta guidando nello sviluppo di una nuova categoria di prodotti: modern oral, tabacco riscaldato ed e-cig. Questo ci ha permesso di fornire ai consumatori una serie di prodotti innovativi a rischio ridotto, commercializzati in 60 mercati.

Poche settimane fa, ha inaugurato a Roma i vostri nuovi uffici, un altro passo avanti in Italia dopo l’investimento di 500 mln di euro per il ‘Better Tomorrow Innovation Hub’ di Trieste. Ci sono altri progetti all’orizzonte?

Dal 2004, BAT ha assunto un ruolo fondamentale nella vostra economia nazionale, contribuendo significativamente ogni anno alla sua crescita attraverso accise e iva per oltre 2 mld di euro su un totale di 14 mld generati dal settore; investimenti in attrezzature industriali per 130 mln di euro; un indotto lavorativo che coinvolge piccole e medie imprese italiane. A questi numeri si aggiungono acquisti di 15.000 tonnellate di tabacco in tre anni per un totale di 60 mln di euro che hanno tutelato 6.000 posti di lavoro della filiera, e l’investimento di 500 mln di euro a Trieste per il quinquennio 2021-26: uno dei più alti nel paese dopo la pandemia. L’Italia ha abbracciato il nostro progetto di harm reduction (riduzione degli impatti negativi sulla salute) e entro la fine dell’anno la produzione del modern oral sarà interamente concentrata qui. Trieste è un esempio internazionale, un hub di ricerca e sviluppo dove si stanno creando e valorizzando nuove competenze lavorative.

Che ruolo ha l’Italia nello sviluppo dei prodotti a rischio ridotto e perché l’avete scelta per questo hub?

C’è sempre stato un forte legame fra noi e l’Italia che oggi è il cuore pulsante di ‘A Better Tomorrow’. Mettiamo in chiaro una cosa, siamo sempre stati cristallini nel comunicare che le sigarette canoniche comportano gravi rischi per la salute, evitabili solo smettendo di fumare o non facendolo: il nostro settore è sempre stato controverso come i nostri prodotti e ci siamo sempre chiesti come affrontare la situazione da un’altra angolazione. Oggi, noi di BAT abbiamo la tecnologia e la possibilità di cambiare la produzione di oltre un secolo e dare vita a un mondo senza fumo, offrendo a coloro che intendono continuare a fumare le alternative a rischio ridotto. Tutto questo si traduce nel nostro piano di riduzione del danno. Siamo attualmente l’unico player nel Paese a offrire l’intera gamma di prodotti di prossima generazione; questo fatto, aggiunto alla nostra linea di comunicazione, ci permette di rendere la gente consapevole sui rischi legati al fumo. In questo senso è un esempio la Svezia dove politiche fiscali accompagnate dalla promozione corretta dei prodotti a rischio ridotto hanno consentito allo Stato scandinavo di ridurre al di sotto della soglia del 5% il numero dei fumatori nazionali, diventando così la prima nazione smokeless. Questa è la migliore dimostrazione pratica della fattibilità del nostro progetto. Venendo alla scelta di dove sviluppare l’hub, bisogna sottolineare che Trieste, ‘European City of Science 2020’, è stata selezionata con grande attenzione; questa città è un incubatore della ricerca con oltre trenta centri attivi, il luogo ideale dove portare avanti i nostri progetti che hanno, lo ripeto, innovazione e sviluppo tecnologico alla loro base. Inoltre, Trieste ha una posizione logistica che la rende strategica, un ponte fra Italia e Europa.

Lei parla di ‘smokeless world’, di prodotti di nuova generazione a rischio ridotto, portando l’esempio svedese a riprova di quanto dice. Vista la premessa e i cambiamenti in atto, crede sia possibile, o è previsto, l’abbandono della produzione delle sigarette tradizionali?

Ci tengo a ribadire che le sigarette combustibili comportano rischi per le persone ma che, nonostante ciò, molti adulti scelgono di fumare o continuare. Da parte nostra, stiamo continuando a offrire sul mercato prodotti dei quali è scientificamente dimostrato il minore impatto sulla salute. I profitti derivanti dalla vendita delle sigarette tradizionali vengono utilizzati come capitale di investimento per sviluppare le linee a rischio ridotto: come dicevo poco fa, tabacco riscaldato, modern oral e vapour sono da tempo una realtà in 60 mercati. Tuttavia per tagliare determinati traguardi, come avvenuto in Svezia, è fondamentale un impianto regolatorio di un certo tipo da parte dei vari Paesi al fine di sostenere queste produzioni e l’harm reduction.

BAT sarebbe dunque focalizzata sul progetto “un mondo senza fumo” ma come prevedete di attuare questo complesso cambiamento per i consumatori e quali dovrebbero essere gli investimenti per realizzare il vostro ‘A better tomorrow’?

L’obiettivo di BAT è proprio quello di creare il futuro del quale mi stai chiedendo, un domani senza fumo, in cui i consumatori abbiano completato una migrazione dalle sigarette canoniche ai nuovi prodotti. È una visione che necessita di una trasformazione da parte della nostra azienda: entro il 2035, l’obiettivo sarà quello di essere principalmente un business “senza fumo”. Questo sarà possibile offrendo ai fumatori le alternative Prr (Potenziale rischio ridotto). La nostra strategia globale si fonda su tre pilastri: qualità, sostenibilità e dinamismo. Parliamo di un percorso di trasformazione che ha come traguardo la riduzione dei danni da tabacco: l’aumento dei consumatori di prodotti non combustibili a 50 mln entro il 2030; la crescita del 50% del nostro fatturato generato dalle nuove categorie entro i prossimi undici anni.

Parlava anche di sostenibilità.

Mi riferisco alla riduzione del 50% nei nostri impianti e uffici delle emissioni di gas serra Scope 1, 2 e 3 entro il 2030 e il passaggio a imballaggi riutilizzabili, compostabili o riciclabili entro il 2025.

Bene, ma le prove di tutto questo?

La scienza. Investiamo quasi 350 mln di sterline ogni anno per trovare nuovi modi di ridurre il danno da tabacco.

 

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Paideia

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