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Nuovo Patto di stabilità e crescita, via libera dal Parlamento Ue: l’Italia si astiene o vota contro

Il Parlamento Europeo ha dato il via libera definitivo al nuovo Patto di stabilità e crescita, un passaggio cruciale per la governance economica dell’Unione che mira a introdurre regole più flessibili per i paesi con alto debito. Nonostante l’approvazione a Strasburgo, la votazione ha evidenziato una profonda divisione tra gli eurodeputati italiani, con solo quattro voti favorevoli e un marcato dissenso da parte dei principali partiti politici italiani.

Il centrodestra italiano e il Partito Democratico hanno scelto l’astensione, mentre il Movimento 5 Stelle e i Verdi hanno espresso un netto disaccordo votando contro. Questa situazione sottolinea il crescente scollamento tra le posizioni di alcuni membri del governo italiano e la linea adottata a livello europeo. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, nonostante avesse appoggiato l’accordo in dicembre, si è trovato in difficoltà di fronte alla reazione dei partiti di maggioranza, evidenziando una possibile crisi di fiducia all’interno del governo.

La riforma, che modifica i criteri di deficit e debito pubblico permettendo piani di rientro più graduali, ha sollevato ampi dibattiti. Il M5S, tramite l’ex premier Giuseppe Conte, ha criticato duramente l’approvazione del Patto, definendola una resa dei conti del governo italiano, precedentemente definitosi patriottico, alle pressioni europee. Anche il capodelegazione dei Dem, Brando Benifei, ha rimarcato come l’astensione del centrodestra rappresenti una sconfessione del governo.

Il commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, ha cercato di gettare acqua sul fuoco, affermando che il nuovo Patto rappresenta “un buon compromesso” e una necessità in seguito alle crisi del Covid-19 e del conflitto in Ucraina, che hanno messo a dura prova le economie europee. Gentiloni ha enfatizzato come il nuovo schema consenta agli stati membri di concordare con Bruxelles piani di rientro da quattro a sette anni, abbinati a riforme per la crescita sostenibile.

Nonostante queste rassicurazioni, le tensioni rimangono elevate. Il 19 giugno, la Commissione Europea valuterà le procedure per i disavanzi dei vari stati membri, con l’Italia che si trova in una posizione particolarmente delicata. Con un deficit che ha toccato il 7,4%, l’Italia rischia procedure di infrazione che potrebbero avere ripercussioni significative sulla sua economia già provata.

La decisione del Parlamento Europeo rappresenta un tentativo di stabilizzare la situazione economica europea, ma per l’Italia si prospetta un periodo di incertezza e di possibili sfide politiche ed economiche all’interno dell’Unione Europea.

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