Cos’ha avuto il giocatore della Roma N’Dicka (no, non c’entrano i vaccini)

N'Dicka credits AS Roma

Ha suscitato allarme il malore di Evan N’Dicka, giocatore ivoriano della Roma che si è accasciato a terra con dolori al petto durante Udinese-Roma. Una preoccupazione che ha portato ieri a sospendere la partita a Udine e che aveva fatto sospettare un infarto in campo. I timori si sono poi smorzati, come dimostra l’arrivo in codice giallo (dunque non in pericolo di vita) di N’Dicka in ospedale. “Evan si sente meglio ed è di buonumore. Resterà in osservazione per accertamenti in ospedale”, ha fatto sapere più tardi su X l’AS Roma (diffondendo lo scatto del giocatore sul social di Elon Musk).

Ma tant’è: c’è chi ha chiamato in causa precedenti come quelli dei calciatori del Perugia e del Livorno Renato Curi e Piermario Morosini, morti dopo essersi sentiti male durante una partita di calcio. O Lionello Manfredonia, salvato grazie a un massaggio cardiaco. E chi ha scomodato persino i vaccini anti-Covid. Ma che cosa ha avuto N’Dicka e c’entrano qualcosa i vaccini?

La pericardite

“Facciamo una premessa: non ho assistito all’evento che ha coinvolto il giocatore. Ma vorrei iniziare col chiarire che il vaccino anti-Covid può dare pericarditi, cioè una infiammazione del foglietto che sta intorno al cuore. Questo fenomeno non viene accentuato da un colpo al torace come quello che ha subito N’Dicka. Il dolore della pericardite viene indipenentemente da qualsiasi trauma e provoca una sofferenza continua al petto. Sono, insomma, cose completamente diverse”, sottolinea a Fortune Italia Antonio Rebuzzi, professore di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma.

Il colpo al petto

“Un trauma al petto invece può scatenare delle aritmie, che in genere cessano dopo poco, oppure un problema più importante, che però è stato escluso nel caso di N’Dicka dalla normalità degli enzimi cardiaci. Se devo dare la mia interpretazione, il colpo al torace ha provocato un’aritmia che poi è cessata, ma è durata per un lasso di tempo tale da provocare il malore”, continua il cardiologo.

“Non sono state necessarie manovre di rianimazione, né l’utilizzo del defibrillatore, tanto che il difensore giallorosso è uscito dal campo sempre vigile e non è stato cardiovertito. Dunque – continua Rebuzzi – tenderei a pensare a un fatto fortuito, che ha dato luogo a un’aritmia. Insomma, non mi pare un caso paragonabile a quello di Morosini”, morto il 14 aprile 2012 in campo, “o del danese Christian Eriksen, che poi è tornato a giocare con un defibrillatore fisso”.

I precedenti

“Quei calciatori avevano una canalopatia, ovvero un’alterazione dei canali del sodio e del potassio, che può dare aritmie gravi. Ma parliamo di atleti che si sono accasciati in campo senza aver subito un trauma – puntualizza Rebuzzi – e che hanno sviluppato un’aritmia mortale o quasi, che ha necessitato il ricorso al defibrillatore. N’Dicka invece ha subito un trauma, un forte colpo, ma il suo cuore non ha dato segni di cedimento”. Una buona notizia, in attesa degli aggiornamenti ufficiali della AS Roma.

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