Aggressioni a medici e operatori sanitari, cosa cambia

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Non si fermano le aggressioni a medici e infermieri, ma ora le cose cambiano: diventa infatti possibile procedere d’ufficio anche nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari, sia che si tratti di lesioni lievi che di lesioni gravi o gravissime, indipendentemente quindi dalla volontà della vittima di sporgere querela.

A cambiare le cose, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo 19 marzo 2024, n. 31 che modifica il codice penale in tema di procedibilità d’Ufficio per il reato di lesioni personali e di procedibilità a querela del reato di danneggiamento. Una novità importante, anche perchè – come è emerso da una recente indagine di Anaao Assomed, il 69% dei sanitari vittime di violenza non denuncia l’aggressore. 

“E’ arrivata la tanto agognata procedibilità d’ufficio,  una vittoria tutta nostra”, commenta su FaceBook Manuel Ruggiero di ‘Nessuno tocchi Ippocrate’. “Dal 2017 chiediamo la Qualifica di Pubblico ufficiale per tutto il personale sanitario, in pratica la qualifica manca, ma le tutele ad essa correlate arrivano a rate e lentamente. Finalmente qualche “fedina penale” subirà dei cambiamenti”, scrive Ruggiero.

Quello di oggi “è un ulteriore passo in avanti a tutela dei colleghi vittime di aggressioni e violenze nell’esercizio delle loro funzioni. Ed è anche la dimostrazione che la nostra pressante azione inizia a dare i frutti concreti”, rivendica il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio. “L’intervento si è reso necessario per coordinare le modifiche già introdotte al regime di procedibilità del delitto di lesioni nel 2022 con la riforma del processo penale, alla sopravvenuta modifica, voluta da Anaao, e apportata dal legislatore al Codice penale, dal cosiddetto decreto bollette”.

“Già con il decreto bollette del 2023, infatti – ricorda Di Silverio – il legislatore, recependo una richiesta dell’Anaao, era intervenuto a rafforzare il sistema normativo penale a tutela del personale sanitario nell’esercizio delle proprie funzioni e attività, in considerazione degli episodi di violenza più volte verificatisi nelle strutture sanitarie, con l’introduzione di un inasprimento delle sanzioni con riguardo alle lesioni semplici per le quali si prevede oggi la pena della reclusione da due a cinque anni”. Una novità che “rappresenta un ulteriore passo in avanti a difesa dei colleghi vittime di aggressioni e violenza nell’esercizio delle loro funzioni. Ora chiediamo immediate misure organizzative per completare l’azione di tutela”, conclude Di Silverio.

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